SPLAT
INES SCARPAROLO

C'era una volta... una ciotola di terracotta dal colore indefinito che se ne stava, tristissima e dimenticata da tutti, sulla scansia più alta di una credenza panciuta di legno di ciliegio, tra profumi di cannella e chiodi di garofano.


Si sentiva sconfortata dalla solitudine e umiliata dalla sua stessa inutilità. Nella vetrina di cristallo più sotto, stavano in bella mostra scodelle, tazze, ciotole, tazzine di nobile fattura, tutte di porcellana colorata con fini tonalità pastello e dipinte a mano con motivi floreali molto delicati; erano graziosamente sistemate su lunghe strisce di pizzo bianco, trattate con amido e lavanda. Accanto a loro, in una scatolina di candida porcellana, giacevano, composti e in dignitoso silenzio, dodici raffinatissimi cucchiaini da the in argento, che si tenevano discosti da altri esemplari in povera latta che, sbattendo in continuazione l'uno contro l'altro, per eccessi di popolana allegria, adocchiavano ciò che stava loro attorno alzando di tanto in tanto la voce, con un intercalare poco elegante di richiami: “Ehilà, Sua Maestà la tazzona... Tiri indietro la pancia maestosa poiché, Le assicuro, mi nasconde il paesaggio... Ah ah ah!!!” oppure “Nobile Sire dei cucchiainiiii!!! Le sue delicatissime scorreggette stanno ossidando il reale argento...” e così via, facendo imporporare gli utensili di prezioso metallo e le sorelle tazze che, a quelle volgarità, volgevano lo sguardo di lato con disprezzo.
L'allegro cicalare, riscosse dai suoi tristi pensieri la vecchia ciotola di argilla, unico esemplare rimasto di un servizio da matrimonio risalente chissà a quando, riportandola però subito, ancora una volta e con maggior forza, alla sua triste solitaria realtà.
Una mattina in cui il sole giocava con la credenza di ciliegio, illuminandola con dorati riflessi, ecco che la poveretta si avvide che qualcuno armeggiava sull'angolo più estremo della mensola, per poi depositarvi una scatola di latta mezzo arrugginita, dentro la quale giunsero, di lì a poco, proprio i tanto ciarlieri cucchiaini spaiati, senz'altro non di nobile stirpe.
“Le chicchere di nascita cinese ci hanno defenestrati... evviva!!!” Pata... plof!!! E una palettina da gelato mezza storta, saltò d'un botto dentro la vecchia scodella.
“Ciao, carina, non ti avevo mai vista... Felice di fare la tua conoscenza. Come ti chiami?” E la osservò con simpatia. “Io... Per davvero non lo so ma ricordo che un piccino biondo una volta mi gettò a terra, innaffiando il pavimento di caffelatte, e ridendo disse: “Splat”!
“Che bel nome, piace un sacco anche a me” - rispose la paletta, e riprese: “Io sono Ice e quella combriccola che sghignazza senza un po' di ritegno, è il mio gruppo di amici fidati: Thea, Coffee, Ice Junior, Milk, Nonno Orzo. Ai vostri servigi, madamigella. Possiamo fare un po' di esercizio libero di pataplof?”
“Si, certo ma... state attenti perché sono un po' vecchia, e fragile...”. “Grazie, amica Splat. Vedrai quanto ci divertiremo con te, non hai nulla a che vedere con quelle antipatiche “puzza sotto il naso” e con quegli altri finiiissssimi, preziosiiii, di puro argentoooo ma stupidi cucchiaini, eh eh eh!”. E fu così che l'amicizia si rinsaldò.
I suoi nuovi compagni erano davvero simpatici, ironicamente affettuosi e fidati ma, fra tutti loro, Splat trovò in Ice Junior, una sensibilità davvero grande, tanto che esso divenne, per lei, un prezioso confidente.
Un giorno in cui lei se ne stava a rimuginare tristemente sul suo passato, il giovane Ice cercò di rincuorarla con affettuosi colpetti contro la sua morbida cavità: “Dai, sorellina, facciamogliela vedere noi, a quegli smorfiosi lì sotto... Ma che si credono? Di aver inventato l'acqua calda solo perché girano in tondo a tempo di valzer anziché di musica country, come facciamo noi? Ma guardala, la tazzina Meggy, con i suoi fiori di pesco dipinti a mezz'aria... Oh, no no, Splat, niente lacrime. Piagnucolare non serve proprio! Tieni a mente che io, se dovessi scegliere tra te e lei, non esiterei certo: sei tu la mia Splat, o no? E puoi convenire con me che se noi due ci facessimo un bel bagno... ah, splendore mio, sarebbe la piccola Meggy a schiattare d'invidia, ah ah ah!”.
Splat allora si osservò con autocritica ma con riguadagnata fiducia verso se stessa, quindi assentì: “Si, hai proprio ragione, in questo momento siamo tutti e due un po' male in arnese. Tu avresti bisogno di un po' di Argentil e io, magari, di essere messa in ammollo. Sai che facciamo? Domattina, appena arriva Miss Cathy per preparare il vassoio della colazione alla piccola Fiordaliso, noi due e gli altri amici ci mettiamo a far fracasso, con tanti di quei pata...plof che la buona domestica, di certo, si accorgerà di noi”.
E quella notte, tanto fu l'entusiasmo che si agitava in loro, che nessuno chiuse occhio: Splat continuò a dimenarsi e i cucchiaini a saltellare su e giù dalla scatola di latta, fino a che giunse, luminoso, il mattino.
Per primo, entrò amico Sole, pronto a giocare all'abbaglio con l'amata vetrina di cristallo. Erano quasi le sette.
Di lì a poco giunse Miss Cathy, canterellando fra se' e se' una romantica canzonetta ma... subito si azzittì, bloccandosi con la mano tesa verso la panciuta credenza in legno di ciliegio.
“Patapumf... Pataplof... Splat... Splat... Splat...”. “Ma... che succede qua dentro?”, si chiese dubbiosa la povera Miss. “Ci sarà un topo?!? No, non è possibile! Ma allora... che sarà?”.
Poi, con fare deciso, aprì.
Sulla scansia più bassa, tutto pareva, al solito, ordinatissimo, eppure... C'era qualcosa di strano, questo si ma... cosa, e dove?
“Pare che tutto sia a posto ma... che ci fa là sopra la scatola di latta rovesciata? E... e... i vecchi cucchiaini sparsi qua e là? E da dove salta mai fuori questa larga scodella? Tutta d'argilla... è davvero deliziosa. Che appartenga al servizio di Nonna Adalgisa? Forse... Di che giallino fine, delicatissimo, è dipinta! Si, molto bella, non se ne trovano più di così resistenti e capaci. È soltanto piena di polvere, basta darci una bella ripulita e sarà pronta. Ho deciso, la piccola Fiordaliso farà colazione con questa, stamattina, e le racconterò della nonna. Chissà come sarà contenta!”.
E fu così che Miss Cathy lavò per bene Splat, poi si accinse a rimettere velocemente in ordine, ponendo i cucchiaini spaiati nella grande scatola di latta, riallineando due tazzine in porcellana un po' troppo spostate in avanti e cercando, tra le posate d'argento, il cucchiaino che più si adattasse alla bella ciotola ripulita. In quella udì un sonoro: Pata... plof! E un robusto cucchiaino di latta, dalla forma molto lineare, cadde ai piedi della fida domestica.
“Toh, ecco risolto il problema. Appartenevi anche tu a Nonna, vero? Già, sei proprio il compagno ideale per la scodella di terracotta però, pure a te, è indispensabile una bella ed energica ripulita.
Quando la pendola in sala da pranzo scoccò le otto, sul tavolo della colazione tutto era pronto: Splat, orgogliosamente sicura di se', linda, anzi quasi brillante nel suo splendido colore giallo pastello. Accanto ad essa, un tovagliolo di lino ricamato e il giovane Ice Junior, lucidato alla perfezione e gonfio di giusto orgoglio.
La piccola Fiordaliso sorrise felice alla novità e accarezzò con la manina tenera la vecchia ciotola, raccogliendo Ice Junior con dolcezza. A quel punto il cucchiaino di latta, per manifestare la sua gioia, cominciò a vibrare e... Pata... plof! ...si tuffò con agilità nel profumato caffellatte.
Da una cornicetta d'argento posta sulla libreria lì accanto, Nonna Adalgisa sorrideva, soddisfatta.

6 aprile 2009