CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE
Lorenzo Molinari


Illustrazioni di Pierluigi di Paolo

“Un giorno una principessa, passeggiando vicino allo stagno fuori dal suo castello, incontrò un rospo...”


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A dire il vero, fu il cavallo della principessa a vederlo per primo. Subito si bloccò per annusare quella pallottola verde scura che aveva notato tra l’erba. Goloso di ortaggi com’era, sperava fosse un peperone verde o una zucchina tonda oppure un ciuffetto di tenera insalata. Non capendo di cosa si trattasse, sfiorò con la lingua il povero rospo, ma subito schifato, la ritrasse, nitrendo: - Che robaccia è mai questa? – Poi sollevò il capo per riprendere il passo, ma la principessa, che a quel punto aveva notato quell’essere, fermò il cavallo, scese di sella e, lentamente, si avvicinò al rospo, che era ancora gonfio da scoppiare, ma non più in posizione di difesa, ora lo era per orgoglio, convinto di aver respinto quel grosso animalaccio spaventandolo col suo terrificante aspetto. La principessa con delicatezza riuscì a prenderlo tra le mani, non ne era schifata, nonostante la pelle umidiccia. Era la prima volta che le capitava di prendere un simile animaletto. Ricordandosi della fiaba del principe rospo, pensò ad alta voce: - Potrei dargli un bacetto. Magari sono fortunata, in lui si cela il mio principe azzurro. – Avvicinò le sue dolci labbra alla bocca del rospo ma questi spiccò un grande salto e atterrò su un sasso poco più in là, dicendo: - Ma che, sei matta? Non vorrai mica baciarmi? Metti che io sia un principe rospo! Non vorrai mica che mi trasformi! -

La principessa rimase a bocca aperta per lo stupore, poi rispose sbiascicando e man mano con voce sempre più arrabbiata: - Ma… ma… matta io? Mi pare, che qui il matto sia tu! Ti offro l’incredibile opportunità di trasformarti in principe e diventare il mio sposo, nel caso in cui tu fossi vittima di un sortilegio, e rifiuti un mio dolce bacio? Schiere di principi e nobili altezzosi vorrebbero che li baciassi e tu, viscido di un rospo, mi rifiuti? Come osi, brutto animalaccio? –
- Cara principessa, si dà per certo che io sia un principe! – La vanità del rospo era salita a mille e già si era convinto di essere veramente un principe rospo – Non penserà mica che io desideri diventare sua sposa? Scherziamo? – e scoppiò in una gran risata, mentre la principessa si era già tolta lo stivaletto per colpirlo ma, indecisa se usare il tacco d’oro o lo speroncino di cristallo, perse tempo così che il rospo tra un riso e l’altro poté proseguire con le sue ragioni: - Non per offenderla, anzi mi scuso di tanta impertinenza, ma sa, al di là che non piace neppure esser rospo, mi farebbe un po’ schifo diventare come lei. -
La principessa, sentendo le sue scuse abbassò lo stivaletto, ma sempre più sorpresa dalle parole del rospo, pretese spiegazioni: - Ti faccio schifo? Ma se sono la fanciulla più bella e più corteggiata del reame! –
- Non lo metto in dubbio, principessa, non lo metto in dubbio. – disse il rospo, continuando a darle del lei non tanto per rispetto, quanto per mantenere le distanze – Ma sa, non baratterei mai il mio bel color verde con il suo pallore rosa e neppure vorrei diventare azzurro come il principe dei suoi sogni! Poi, che schifo, l’ho vista mangiare con gusto porcheriuole quando è venuta a fare pic-nic lungo le rive dello stagno. Io vado matto per mosche e zanzare vive, proprio non potrei rinunciare a simili prelibatezze. -
La principessa non credeva alle sue orecchie e si mise a ridere sentendo le scemenze di quello stupido animaletto e, dimenticando le offese ricevute, gli chiese: - Visto che non ti piace essere rospo e visto che, a detta tua, in te si cela un principe, chi mai vorresti che ti baciasse? –
- Mmh, mmh… - colto impreparato, il rospo, che fino a prima dell’incontro con la principessa non aveva mai sognato di poter essere un principe, non seppe cosa rispondere; poi d’un tratto gli venne un’intuizione, ricordandosi di strane storie che aveva sentito dire: - Mi farò baciare solo da un’extraterrestre che verrà con la sua navicella qui sulla Terra a cercarmi. Sì, solo un bella e verde marziana potrà baciarmi, e io mi trasformerò in principe marziano, rimarrò della mia bella cera verde e diventerò il re del cielo, altro che il suo regno! -
- Tu sei proprio suonato! – commentò ridendo la principessa – Aspetta e spera la tua bella marzianella! Addio, e non venirmi mai a cercare. –
- Ma chi la vuole, chi l’ha mai cercata! Vada, vada. Torni al suo castello e, mi permetta un consiglio, non faccia aspettare ancora i suoi pretendenti, c’è caso che si stufino e la dimentichino. Buona fortuna! – e con un altro balzo si tuffò nello stagno e sparì.

Passò molto tempo ma né marziani, né extraterrestri si fecero vedere lungo le rive dello stagno. Il rospo ormai era sempre più fuori di testa, completamente in paranoia. Convinto di essere un vero principe rospo, snobbava tutti gli altri abitanti dello stagno, che non mancavano di prenderlo in giro e di ridere alle sue spalle, ogni volta che lo vedevano fissare il cielo alla ricerca di qualche oggetto volante non identificato.

Un giorno il rospo, vedendosi solo e canzonato da tutti, fu costretto a darsi per vinto. Non poteva aspettare ancora la venuta di una marziana sulla Terra, avrebbe dovuto cercarsi un'altra sposa. Tuttavia, ostinato com’era, non pose in dubbio il fatto di non essere un principe, così si disse che non poteva accontentarsi di sposare una volgare rospa di palude, e anche se lo avesse voluto, chi mai avrebbe sposato uno schizzato simile?
Quindi non trovando nessuna nello stagno che facesse al caso suo, iniziò a perlustrare altri posti. Vagò per il grande prato che circondava lo stagno e poi più in là, fino al muro di cinta che delimitava il parco del re, e lì chi ti incontrò? Una strana bestiola mai vista prima di allora, immobile sul muro si godeva il sole. Aveva un corpo assai lungo e magro, quattro zampe piccole e corte, dotate di chissà quali rostri per consentirle di stare sulla verticale della parete, e una lunga ed elegante coda. Il colore oltretutto era verde, ma non di un bel verde come il suo, si presentava un po’ spento e polveroso. Non vi dico la meraviglia del rospo non appena vide la sconosciuta scattare in un baleno e acchiappare una mosca che svolazzava vicino a lui. “Non solo è verde, più o meno come piace a me, ma ha pure i miei stessi gusti!”, pensò il rospo. Poi, avvicinatosi alla base del muro si presentò: - Sono il principe rospo, padrone di queste terre, chi è lei, mia cara? Non ho mai avuto il piacere di incontrarla prima, per caso è una marziana scesa sulla Terra che desidera conoscermi? –
La sconosciuta, meravigliata dalle parole del rospo, rispose – No, non so di chi stia parlando, io mi chiamo Lucertola e da sempre vivo su questo muro. –
- Lucertola? Interessante, che bel nome, che nome luminoso! E’ un grande piacere per me averla incontrata. Non sarà una marziana… ma fa lo stesso. Non so se glielo ha mai detto nessuno, lei è proprio molto bella, così sinuosa e snella, non come me che sono, devo ammetterlo, un po’ goffo e tozzo. Diventare come lei d’un colpo con un solo bacio, senza diete e interventi estetici, non sarebbe male e, poi, che eleganza la sua lunga coda, che portamento, starebbe assai bene anche a me, non cred…? - No aveva ancora finito di dire l’ultima parola che: - Oh! – Il rospo rimase sbalordito, vedendo nel prato a pochi balzi da lui un’altra bestia molto simile a Lucertola ma molto più bella, più grande, più elegante, di un colore verde così brillante ma così brillante, che subito gli si rivolse chiedendogli: - Mia cara, chi sei tu? No non dirmelo… ma certo tu devi essere Brillertola? Scusa se ti ho fatto ingelosire con le parole che ho appena rivolto a tua sorella Lucertola, era solo uno scherzo, ti porgo le mie scuse. Non vorrai mica farti scappare un bel principe rospo come me? Presto, prima che si adiri tua sorella, avvicinati e baciami, affinché possa diventare bello come te e poi, mio amore, ci sposeremo! -
- Ueh! Per chi mi hai preso? Tanto per cominciare non mi chiamo Brillertola e non sono sorella di quella. Il mio nome è Ramarro e tu mi sembri fuso nel cervello! Va’, sparisci! -
Il rospo cambiò colore e pensò: “Che figura che ho fatto! Scambiare un maschio per una femmina, e gli ho pure chiesto di sposarmi! E se mi avesse detto di sì e mi avesse pure baciato? Meglio non pensarci, speriamo che Lucertola non si sia offesa.”. Poi, vedendo che Lucertola stava risalendo il muro di cinta, la chiamò con insistenza: – Lucertola, Lucertola! Non scappare! Dammi un bacio! Ti chiedo solo un bacio, vedrai, non ti pentirai, saremo felici insieme! -
Niente da fare: Lucertola proseguì imperterrita la sua salita e sparì dall’altra parte del muro. Ma il rospo più determinato di prima, trovando un piccolo buco, riuscì anche lui a fatica a sgusciare dall’altra parte, e cosa videro i suoi occhi?
Un immenso stagno contornato da canneti: un luogo incantevole, altro che quello sporco acquitrino dove aveva vissuto fino a quel giorno. Si dimenticò addirittura di Lucertola e a grandi balzi giunse sulla riva.

Le sorprese non erano finite. Non poteva essere vero quello che vedeva! Un essere fantastico e grandissimo simile alla bella ma piccola Lucertola, grande un’infinità di volte più di lei, era lì, pareva sonnecchiasse sulla spiaggia assolata. Il rospo si innamorò a prima vista e si immaginò immediatamente regale con quel corpo forte e verde, con quella grossa coda e con quei magnifici bitorzoloni allineati sulla pelle, molto, molto più belli dei suoi.
A piccoli balzi si avvicinò all’enorme bocca di quell’essere speciale, pareva sorridesse, mostrando un fila lunghissima di denti acuminati e bianchissimi. Il rospo chiuse gli occhi, aspettando di ricevere il tanto sperato bacio d’amore: “Che sorriso grazioso e regale ha la mia promessa sposa.” pensò, e fu l’ultimo dei suoi pensieri.
Fiaba tratta dal libro:
LE MILLE E UNA PRINCIPESSA, STORIE DI ROSPI
INDAGARE IL NOSTRO TEMPO ATTRAVERSO LE FIABE:
L’INCONTRO CON LA DIVERSITÀ
Lorenzo Molinari, Edizione per Parada Italia


Lorenzo Molinari

Sono l’autore di questo libro, sono nato nel 1960 a Milano, dove tuttora vivo.
Scrivo con l’intento di condividere con i miei lettori ideali di armonia, pace e solidarietà. Coltivo alcune passioni: le discese fluviali in raft e in canoa, di cui sono stato atleta nazionale; l’alpinismo, che mi porta a contemplare la bellezza del mondo dalla cima delle montagne più alte; lo studio del pensiero e delle religioni, per superare quell’orizzonte che si crede si ampli semplicemente raggiungendo una vetta; la cura delle piante, per comprenderne il silenzio, la tolleranza e la generosa offerta.
Ho pubblicato nell’ambito del progetto Love the child in you will save the world ®:
- la fiaba “Matt-one, il mattone magico” per l’Associazione Bambini in Romania, edita nel 2006 da Proedi Editore, musicata e cantata dal coro Crescercantando e presentata con Lorenzo Jovanotti al teatro Dal Verme a Milano il 21 novembre 2007;
- il libro “Le mille e una principessa, storie di rospi. L’incontro con la diversità”, edito per l’associazione Parada del clown francese Miloud, a favore dei bambini di strada di Bucarest.
Le fiabe: “Toby il cane volante dal dottor Mangiacagnetti”, “Toby il cane volante vola in cielo” e “Lo speciale Natale di Orsola e Orsolo” sono state rappresentate in forma teatrale sotto la direzione artistica di Isabella Maffi tra gli anni 1995 e 2000 dal Comune di Varese.
Sono laureato in economia e ho lavorato per vent’anni in note aziende di consulenza e istituti di ricerca, occupandomi anche di indagini di mercato in campo economico e sociale.
Se volete contattarmi mi trovate telefonicamente al +39 340 5131 833 o via e-mail all’indirizzo molinari.studio@tiscali.it


Love the child in you,
will save the world ®

E’ un progetto nato nel 2004 per volontà di Lorenzo Molinari e Agnese Marchitto, rivolto a sensibilizzare ogni persona, adulta o bambina, a riscoprire o salvaguardare l’innocenza, l’autenticità, la spontaneità e la naturalezza che è presente in ciascuno di noi e a prevenire ogni tipo di violenza contro i bambini.
Spesso le persone crescendo dimenticano di essere stati bambini e soffocano il fanciullo che è in loro; spesso i bambini sono feriti dagli adulti, che impongono loro comportamenti da grandi. Quante volte noi stessi abbiamo calpestato il fanciullo che è in noi? Quante volte qualcuno ce lo ha calpestato? Quanta violenza gli adulti generano contro i bambini? Quanta ne verrà generata da questi bambini, se diventando adulti, non sapranno amare il fanciullo ferito che è in loro?
Questa fiaba fa parte della collana Ai fanciulli di ogni età ® con cui il progetto intende offrire dei piccoli semi perché rinasca l’Amore verso il nostro fanciullo: “Regala una fiaba al fanciullo che è in te, per ridare sorriso a ogni bambino”.