Amir Khosro

Amir Khusro, musico e poeta
A cura di Alessandra Loffredo

Meglio conosciuto come Amir Khusro Dehlavi, fu uno dei maggiori poeti e musicisti indiani, vissuto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo ed ancora oggi una delle figure iconiche della storia della cultura nel subcontinente indiano.
Fonte.Internet

Abul Hasan Yaminuddin Khusro - o Khusrau o Khusraw - nacque nella città di Patiali, attuale Uttar Pradesh nel 1253, dal padre - capo della tribù dei Lachin, originaria della Transoxiana e di lingua turca e madre indiana musulmana di Delhi, dove madre e figlio si trasferirono dopo la morte del padre avvenuta nel 1260 e dove già nel 1271 Amir completò il primo di una lunghissima serie di Diwan, raccolte, di poesie. Nonostante le origini turche Khusro aveva appreso perfettamente Persiano, Arabo, Hindi e Sanscrito. Affascinato dalla poesia persiana emulò in principio i versi del poeta Nizami, diventando poi a sua volta uno dei più celebrati poeti Sufi di tutti i tempi. Ma oltre alla maestria poetica, Khusro aveva coltivato sin dalla più tenera età lo studio della antichissima tradizione musicale indiana. Venne prontamente invitato come poeta di corte presso i regnanti del Sultanato di Delhi, per spostarsi poi in varie zone del paese, dal Bengala al Multan, servendo sette diversi sovrani, sposandosi con una nobile fanciulla che gli darà 3 figli e combattendo contro l'invasione dei Mongoli, fino al fondamentale incontro, nel 1310 con Nizamuddin Aulia, un mistico Sufi, originario di Bukhara e appartenente all'ordine Chisthi, rifugiato a Delhi a causa delle invasioni mongole, appunto.
Secondo Nizamuddin Aulia il fine ultimo dell'esperienza terrena era la cura del cuore umano dal dolore e dalle sofferenze. Credeva che la devozione verso Dio potesse essere di due tipi: Lazmi, intransitiva, e Mutaaddi, transitiva. Nel primo caso, che prevede esclusivamente preghiere, digiuni e pellegrinaggi sacri, il fedele è l'unico che ne ottiene i benefici, mentre nel secondo si è fondamentalmente strumento di conforto per il prossimo. Secondo la sua visione, totalmente non violenta e fondata sul perdono, chi causa sofferenze al suo prossimo non può mai raggiungere l' eccellenza dello spirito: sebbene ci siano molte vie per raggiungere Dio, offrire comprensione e aiuto al cuore umano è certamente la più sicura e rapida. Le sue parole di conforto attraversarono ogni barriera religiosa e il suo dargah, tomba - santuario in New Delhi, è ancora oggi meta continua di pellegrini di ogni credo.
La predicazione di Nizamuddin Aulia influenzò profondamente Khusro, che ne divenne il più fedele discepolo e cantore. Alla morte di questi, Khusro si ritirò dalla vita mondana e visse 6 mesi in preghiera accanto alla tomba di Aulia. Furono gli ultimi, perchè anche il discepolo morì nel 1326 e accanto al suo maestro venne sepolto.
Sono innumerevoli le composizioni poetiche a musicali a lui attribuite ma purtroppo nessun documento originale ci è fino ad ora pervenuto della sua enorme produzione in Hindi, al contrario di quella tramandata in Persiano da antichi testi. Paheli, enigmi - indovinelli, Dohas, distici e Geets, canzoni, sembra siano giunti a noi esclusivamente per tradizione orale, attraverso i qawwals, cantanti di Qawwali, i Mirasis e i Bhands, intrattenitori professionisti, ma anche attraverso le Ayah, donne del popolo impiegate come balie e inservienti dalle famiglie nobili e passando dunque attraverso queste a far parte del patrimonio culturale di tutti. E' probabile quindi che i testi siano stati ampiamente modificati e adattati, ma rispecchiando sempre il sentimento di sorpresa, universalità e amore presenti nelle altre opere certamente autentiche di Khusro.
L'apporto straordinario di Khusro alla cultura indiana fu quello di fondere definitivamente la tradizione musicale e poetica persiana con quella indiana. A lui sono attribuiti l'applicazione del sistema persiano Maqam alla classificazione dei Raga indiani, l'invenzione di nuovi Raga stessi e di nuovi schemi ritmici, Taal, la diffusione del Qawwali, l'invenzione di nuove forme di canto come la Tarana, il Khayal, il Naqsh e la Qalbana, e ogni innovazione che nei secoli venne apportata alla musica del subcontinente, fino al punto di produrre leggende ed evidenti anacronismi, come quello che lo vuole inventore del Sitar, strumento che molto più probabilmente fece la sua comparsa solo nel XVIII secolo.
Un celebre Qawwali:
Hai preso con te i miei sguardi, la mia identità solo con un'occhiata
Facendomi bere il vino con la tua pozione d'amore mi hai avvelenato solo con un'occhiata
Ti do la mia vita, oh mio tintore, mi hai tinto di te solo con un'occhiata
Ti do la mia vita intera, oh Nijam,
Hai fatto di me la tua sposa solo con un'occhiata.