Follia esoterica di Patrizia DeFranceschi

Forse a quegli artisti che della tristezza fanno poesia
Vorrei quasi rimanere accanto,
come ai morti che dal loro silenzio fanno le nostre parole.

Con bocche spalancate e con occhi di terrore
I bambini di Terezin hanno disegnato la follia del mondo brutale.


La prostituta nigeriana presa come una pastiglia, prima, dopo e durante i pasti,
dallo stesso che, dietro i vetri, le timbra il permesso di soggiorno

esoterismo, segreto,
mistero di un’ipocrisia

e il mistero racconta di nuvole e soli, che scorrono veloci,
che vengono attraversati dalla Burak, giumenta bianca e alata,

e sotto Gerusalemme sanguinolenta
balla col suo ventre di meretrice e santa,
di vendetta e pietà,
dominata e dominatrice,
sempre in cima alla piramide della dualità.

Quale segreto storico.

Mosè, il più folle dei profeti, perché debolezza e paura gli eran più suo sangue che il fratello Aronne,
nel suo chieder perché a Khedr,
mentore di via,
forse avremmo saputo di più di quella tavola di smeraldo e di luce
che resta appesa fra l’estinzione e la costrizione.
Rintocco di campana, vivi il suo batacchio.

Follia mistica, follia esoterica.

E quell’amore combattuto e mai vinto,
mai perso,
vive nella pietas di un vecchio massone, con la fascia smunta,
nei lembi strappata, dalle emozioni colte nel dominio di un suono vibrante,
come un ney.
La voce del fratello,
danza il pensiero roteando fra il bianco e il nero
ormai confusi in una spirale.

Nel palmo della destra i simboli,
in quello di sinistra orgoglio e umiltà.

L’esoterismo cammina a piedi scalzi,
solo così,
camminando,
posson mangiare e bere,
giunti al confine dell’infinito
s’ammantano di fiori e novelli frutti,
come nuova terra,
al di là del confine di un nuovo infinito.

Follia di una incantata terra di ragione.

Chiudo gli occhi.



Patrizia DeFranceschi – 2009