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E’ morto il 9 Agosto 2008 negli Stati Uniti, all’età di 67 anni, il grande poeta palestinese Mahmoud Darwish, il poeta del sogno e della speranza palestinese. E’ stato uno dei più grandi poeti contemporanei arabi. I suoi versi hanno segnato per oltre 50 anni, i drammi della resistenza, dell’esilio e delle lotte contro occupazione israeliana vissuti dal popolo palestinese. Darwish era molto noto nel movimento letterario ed intellettuale internazionale con circa trenta opere tradotte in quaranta lingue e perché palestinese, com’è noto, egli non ebbe mai riconosciuta la sua grandezza con il Premio Nobel per la letteratura.



Polvere da sparo

Potete legarmi mani e piedi
Togliermi il quaderno e le sigarette
Riempirmi la bocca di terra:
La poesia e’ sangue del mio cuore vivo
sale del mio pane, luce nei miei occhi.
Sara’ scritta con le unghie, lo sguardo e il ferro,
la cantero’ nella cella della mia prigione,
al bagno,
nella stalla,
sotto la sferza,
tra I ceppi
nello spasimo delle catene.
Ho dentro di me un milione d’usignoli
Per cantare la mia canzone di lotta.


Carta d’identità


Scrivi : sono un arabo;
la mia carta porta il numero cinquantamila.
Ho otto bambini,
e il nono nascerà dopo l’estate.
Ti dispiace forse ?

Scrivi : sono un arabo;
impiegato con i compagni della miseria in una cava,
ho otto bambini
per i quali dalla roccia
ricavo il pane,
i vestiti ed il quaderno.
Non chiedo la carità alle vostre porte
né mi umilio davanti alle piastrelle dei gradini.
Ti dispiace forse ?

Scrivi : sono un arabo; un nome senza titolo
e resto paziente in una terra
dove tutto vive con impulso di furia.
Le mie radici si sono ancorate qua,
prima del nascere del tempo
prima dell’apertura delle ere
anteriormente ai cipressi, agli uliveti
ed al crescere dell’erba.

Mio padre …viene dalla stirpe dell’aratro,
non è un figlio di signori privilegiati,
mio nonno pure era un contadino
né ben cresciuto, né ben nato !
Mi insegnava l’orgoglio del sole
prima di insegnarmi la lettura dei libri.
La mia casa è la guardiola di un custode
fatta di rame e di canna.
Sei soddisfatto della mia posizione ?
Ho un nome senza titolo !

Scrivi : sono un arabo;
dai capelli color carbone
e dagli occhi bruni.
La mia descrizione:
un akal [3] sulla kufiyya copre il mio capo;
e il palmo della mano duro come la roccia,
graffia chi lo oserebbe toccare.

Il mio indirizzo è :
un villaggio disarmato … dimenticato
dalle vie senza nomi.

Scrivi : sono un arabo;
avete rubato la vigna dei miei nonni
e la terra che coltivavo
insieme ai miei figli.
Senza lasciare a noi nulla
né ai nostri nipoti …
se non queste rocce.
E’ forse vero che il vostro stato
prenderà anche queste …
come si mormorava ?

Allora !
scrivilo in cima alla prima pagina :
“non odio la gente
né aggredisco alcuno,
ma se divento affamato
la carne dell’ usurpatore sarà il mio cibo.

Attenzione !
Guardativi
dalla mia collera
e dalla mia fame !

Si tratta di un uomo

Incatenarono la sua bocca
legarono le sue mani
alla roccia della morte
e dissero : “ sei un assassino “.

Gli tolsero il cibo, gli abiti, le bandiere
lo gettarono nella cella dei morti
e dissero : “ sei un ladro “.

Lo rifiutarono in tutti i porti
portarono via la sua piccola amata
e dissero : “ sei un profugo “.

O tu, dagli occhi e le mani sanguinanti !
la notte è effimera,
né la camera dell’arresto
né gli anelli delle catene
sono permanenti.

Nerone è morto, ma Roma no,
lotta persino con gli occhi !
e i chicchi di una spiga morente
riempiranno la valle di grano.