IL CAPODANNO PERSIANO

Mar 192013
 

NOROUZ – Dal tempo degli Acmenidi – XXII secolo a. c.- per la tradizione millenaria Persiana il 20/21 marzo coincide con il Capodanno Iraniano, la festa di NORUZ che significa “nuovo giorno”. La festa, laica e pagana, è cosi chiamata anche dalla comunità etniche persiane e al di fuori della nazione iraniana, quali Kurdi, Afgani, Hindù, Tagiki, Pakistani etnie Mozabiti in Algeria e Zoroastriani.

L’anno inizia ufficialmente quando il sole lascia il segno zodiacale dei pesci per entrare in quello dell’ariete, un segno di fuoco che rappresenta l’Equinozio di primavera. Il preciso momento in cui il sole attraversa l’equatore è un calcolo anticamente svolto dagli astrologi e oggi dagli astronomi del centro astrofisico di Tehran.

I festeggiamenti e le antiche tradizioni.
Haji Firouz – La leggenda narra di un uomo vestito di rosso che camminava per le strade cantando strofe di buon augurio per salutare l’anno nuovo ed informare il popolo dell’arrivo della primavera. La gente in cambio della buona notizia lo compensava dandogli cibo o monete. Tuttora per le strade sia delle città sia dei villaggi iraniani nei giorni precedenti NOROUZ si vedono gli Haji Firouz con cappelli neri a punta, vesti colorate, visi tinti col carbone, suonare il duf, un tamburo con sonagli, similmente agli zampognari che animano le festività natalizie.

Chaharshanbé-Suri – Rievocazione della cerimonia mazdaica del fuoco la sera della vigilia.

Questa cerimonia prende origine dalla cultura zoroastrica di oltre 3000 anni fa. I suoi fedeli veneravano la divinità nei templi del fuoco. Attraverso questa cerimonia la gente fa un falò di tutti i propri errori e disgrazie, si perdona e chiede perdono per l’umanità. Le fiamme di questi falò devono raggiungere il mondo celeste per poter chiedere dai propri antenati la speranza come atto di clemenza per combattere il male (Ahriman) e attraverso la purezza raggiungere il bene (Ahuramazda). I giovani cercano di spiccare alti salti per superare le fiammedei grandi falò cantando:“zardi – e man az to, sorkhi – e to az man”, che sta a significare “il mio giallo a te, il tuo rosso a me”; l’auspicio è che il fuoco assorba le negatività (il giallo ) e dia in cambio l’energia e la vitalità (il rosso).

Durante la serata di vigilia, bambini e ragazzi vanno di casa in casa coperti dalla testa ai piedi con un lenzuolo per non farsi riconoscere, tenendo in mano pentole e cucchiai coi quali fanno rumore per raccogliere dolci, frutta secca e piccoli doni.

Falgush – Altri invece osservano il Falgush, che è l’usanza di restare nascosti cercando di percepire i discorsi dei passanti e trarne da questi auspici per il futuro.

Sofreh Haft Seen – Come in Italia a Natale si fa il presepe e si addobba l’albero, così in Iran praticamente tutte le famiglie apparecchiano il tavolo delle Haft Seen ovvero delle Sette Esse.  Vengono posti sulla tavola sette oggetti simbolici i cui nomi iniziano con la lettera Esse, in persiano Seen.  I sette oggetti sono:

Sombol                  giacinto                                 la rinascita della natura
Sib                                         mela rossa                            il primo frutto di Adamo ed Eva
Somagh                 spezia                                    considerata la spezia della vita
Sir                                          aglio                                      contro i demoni
Serkeh                   aceto                                      simbolo delle molte trasformazioni nella vita
Sekkeh                   monete                                   la forza e la speranza di prosperità futura
Sabzeh                  semi germogliati   la fertilità

Sulla tavola vengono posti anche il Libro Sacro della famiglia: i musulmani una copia del Corano , gli zoroastriani una copia dell’Avesta, i cristiani la Bibbia e gli ebrei la Torah per invocare la benedizione dell’anno nuovo; uno specchio (Ayne) che riflette l’immagine dell’anima e vede il futuro, delle candele che rappresentano la luce della vita, un pesce rosso (mahi ghermes), ovvero un essere vivente, pane e dolci per augurare un nuovo anno ricco di abbondanza, un uovo colorato per ogni membro della famiglia che inoltre simboleggia la varietà delle razze umane considerate tutte uguali davanti al Creatore.

Ci si riunisce attorno alla tavola tenendosi per mano e, mentre si attende il preciso istante in cui avviene l’Equinozio – momento che varia ogni anno-,  per buon auspicio si tiene in bocca qualche cosa di dolce e una monetina stretta in mano. Al momento della transizione nel nuovo anno Sal Tahvil, tutti si abbracciano, si fanno gli auguri e si scambiano regali.

Sizdah Bedar – Tredici giorni dopo il capodanno si celebra Sizdah Bedar (Tredici fuori), che conclude I festeggiamenti per il nuovo anno. Il tredicesimo giorno dell’anno è considerato infausto perciò da passare fuori casa, in una gita fuori porta all’aria aperta. Le ragazze nubili annodano e intrecciano fili d’erba, rito propiziatorio per sposarsi entro l’anno mentre esprimono il desiderio di poter trascorrere il successivo tredicesimo giorno di NOROUZ in compagnia di uno sposo“Seezdah Bedar Sale degar, khune-ye shohar, bache-ye bagal”: “Che passi il tredicesimo! L’anno prossimo, nella casa del marito con un bimbo in braccio”.
Sabzeh, ovvero i semi germogliati che erano sulla tavola a Noruz, vengono gettati in un corso d’acqua per propiziare la futura fertilità che ogni primavera porta con sè.

Le formule augurali
No-Rooz Mobarak                                               Buon Anno
Eid-eh Shoma Mobarak                       Buon Anno a te (a Lei)
No-Rooz Pirooz                                   Auguri per un prospero buon anno

Sad Saal be in Saal-ha                        Auguri per 100 felici anni nuovi

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