il testo del musicista iraniano.Darioush Madani
In Mesopotamia e nell’antico Egitto la musica si sviluppò in maniera complessa, come ci attestano i documenti iconografici e lo studio etnomusicologico comparato sulle tradizioni musicali sopravvissute fino ad oggi. I testi sacri, le opere artistiche (uno fra i tanti esempi sono le figure dipinte sulle pareti delle tombe egizie), le tavolette con le scritture cuneiformi ed altri documenti ancora, ci comunicano informazioni utilissime sulla musica e sul suo ruolo centrale in queste antichi popoli.


La musica della civiltà persiana risente molto della cultura musicale della Mesopotamia, dai Sumeri ai Babilonesi.
Quest’influenza culturale probabilmente è dovuta a due fattori principali: 1. la vicinanza geografica fra impero Assiro-babilonese e impero persiano; 2. la conquista della babilonia da parte del re persiano nel 538 a.c. Inoltre un altro aspetto da sottolineare è lo scambio culturale avvenuto prima della conquista della babilonia tra quest’ultima e la città di Susa capitale dell’impero persiano. In Persia la musica,, come arte da un lato e come scienza dall’altro è stata sempre oggetto di studio e di attenzione. Considerandola come una scienza matematica, scienziati come Farabi (morto nel 950 d.c.), Ibnesina (Avicenna), Abdolghader Maraghei e molti altri si occuparono di essa. L’interesse dei persiani all’arte, al tempo dei Sassanidi (224-642 d.c.) e quello particolare per la musica nei regni di Baharam-e-gur e Khosrow ha fatto sviluppare un sistema musicale molto complesso. A quest’epoca la musica diventa una scienza molto progredita. Verso la fine della dinastia dei Sassanidi l’evento storico importante è la conquista da parte degli arabi del territorio persiano, evento che portò musicisti e cantanti insieme alla conversione all’Islam e che li vide eseguire la loro musica e il loro canto nei palazzi dei califfi Omavidi ed Abbassidi come un tempo, nei palazzi dei re persiani.
Uno degli elementi più importanti nello sviluppo della musica prima dell’Islam era l’attenzione dell’antica religione persiana, in altre parole la religione zoroastriana, a quest’arte. Erodoto, uno degli storici al tempo di Ciro, il re Persiano, scrive: “i Persiani per donare al loro Dio non praticavano il sacrificio, non accendevano il fuoco sacro e non spargevano il vino sulle tombe, però uno dei loro sacerdoti cantava un inno religioso” e noi oggi sappiamo che questi canti religiosi non sono altro che inni di Zaratustra detti ghata. A quest’epoca i musicisti venivano chiamati koniagar, appartenevano ad una casta molto alta e avevano un ruolo molto importante. L’improvvisazione era un elemento essenziale, spesso il koniagar recitava e cantava le sue poesie improvvisandone la melodia. Uno tra i più noti musicisti in questo periodo era Barbad che ha creato un sistema musicale fatto di 7 kossrawanì, 30 lahn e 360 dastan corrispondenti ai sette giorni della settimana, ai 30 giorni del mese e ai 360 giorni dell’anno perciò ogni giorno dell’anno aveva un modo musicale corrispondente Alcuni di questi modi descrivono eventi storici del passato della Persia, altri descrivono varie stagioni ed altri ancora momenti di gioia, di dolore e altri stati d’animo. Barbad era inoltre un eccellente improvvisatore; nei libri storici c’è un racconto su di lui che merita di essere qui riportato: si dice che il re persiano Kossrow aveva un cavallo chiamato Shabdiz, da lui molto amato e aveva avvisato tutti i funzionari del palazzo ed anche i guardiani del cavallo che se qualcuno avesse portato la notizia della morte di Shabdiz sarebbe stato subito ucciso. Gli scritti su questo evento raccontano che Shabdiz muore per una malattia, gettando tutti i sudditi nello sconforto, i quali, non sapendo come dare la notizia al re si rivolgono a Barbad, musicista della corte ed egli canta e suona improvvisando davanti al re, il quale intuisce subito l’accaduto e dice: “Allora Shabdiz è morto!” e questi risponde:”ha detto sua maestà stessa che è morto Shabdiz!”, così vengono salvati i funzionari del palazzo.
Con la conquista della Persia nel 642 da parte degli arabi la musica koniai viene oscurata. Sul cielo della Persia compare la nuvola del silenzio quasi per 300 anni e la figura del musicista perde via via valore.
Mery Boies nel suo libro “Il mestiere del koniagar in Persia” scrive: “…pare che in questo periodo buio le pratiche musicali del passato scompaiono apparentemente per due motivi: uno, che i brani cantati e suonati in Persia fino a quel tempo non venivano trascritti e un koniagar improvvisava senza l’aiuto della notazione e componeva la musica sulle sue poesie; due, che dopo la conquista della Persia da parte degli arabi i poeti cominciarono a scrivere in lingua araba e si sostituì alla metrica persiana quella nuova, chiamata aruz. Tra la fine del IX e primi decenni del X sec. il grande poeta e musicista persiano Rudakì, sulla base della tradizione, canta e suona con l’arpa le canzoni del passato e da qui inizia una nuova epoca, in questo modo la musica preislamica con cambiamenti metrici (aruz) continua a vivere. In questo periodo, sotto le dinastie dei Samanidi e dei Ghaznevidi, si assiste ad un’esaltazione della più antica tradizione del passato, Ferdosi (morto nel 1020), poeta epico persiano, scrive la sua grande opera: “Shahname” (il libro del re), in questo momento storico non è raro sentire la musica dell’epoca sassanide. Nel XII e XIII sec. fiorì specialmente la teoria musicale che toccò uno dei suoi vertici con Safiadin (morto nel 1294), autore del libro “Ketabe-advar” (il libro dei modi), più avanti, sotto i Timuridi, Abdol Khader-e-maraghi (m. 1435) scrive il “Jameal-alhan” (la raccolta delle melodie), in questo libro sono raccolti i più antichi brani musicali persiani con notazione, esso divenne il testo di riferimento di tutto l’oriente islamico. Nel XV secolo la musica persiana era raccolta in 12 maqam o modi che sono: oshagh, nava, busalik, rast, eraq, esfahan, zirafkand, bozorg, zanguleh, rahavi, hosseini, hejasi. Alcuni musicisti ne hanno aggiunti altri sei: ghavesht, gardunie, noruz, salmak, maye, shahnaz. Dalla metà del 1800 nella dinastia Qajar i 12 maqam vengono riordinati in un sistema musicale chiamato radiff.
Cos’è il radiff?
Radiff in persiano significa ordine ed è l’insieme dei 12 modi (scale modali): 7 dastgah e 5 avazat, questo ordine è proposto dai grandi maestri. All’interno di ogni modo esistono delle frasi musicali chiamate ghushe. Nella metà del XIX sec. la famiglia musicista Ali Akbar Farahani e poi i suoi figli Mirza Abdollah e Aga Hosseingoli hanno divulgato i loro radiff, i più importanti attualmente in Iran.
I radiff più importanti sono:
- Radiff di Mirza Abdollah (strumentale)
- Radiff Aga Hosseingoli (strumentale)
- Radiff Abdollah Davami (vocale)
- Radiff Taherzadeh (vocale)
Questi radiff sono stati tramandati agli allievi.
I radiff trascritti:
- Radiff di Mirza Abdollh e di Aga Hosseingoli, trascritti dal grande musicista Vazirì nei primi del 1900
- Radiff di Mussa Marufì che ha utilizzato i due radiff sopraccitati e li ha raccolti in un nuovo radiff.
- Radiff di Davami eseguito dal suo allievo Karimi, trascritto dal maestro Massudieh (vocale).
- Radiff di Abolhassan Saba, trascritto per violino, santur e setar.
Infine riportiamo qui sotto i nomi di dastgah e avazat:
Dastgah Avazat
1)
Shur -------- abuata
--------------- bayte tork
----------------afshari
----------------dashti
2) Homayun ---------- esfahan
3) Chargah
4) Segah
5) Nava
6) Mahur
7) Rast-pangegah
L’arte dell’improvvisazione:
Sulla base del commento del maestro M. R. Lotfi si possono classificare i musicisti in quattro gruppi:
1) Musicisti che salgono sul palcoscenico e non eseguono musica scritta ma improvvisano affidandosi totalmente alla loro cultura musicale basata sul radiff.
2) Musicisti che suonano una percentuale minima di musica scritta e la maggior parte della loro esecuzione musicale è improvvisata .
3) Musicisti che suonano col 100% di musica scritta.
4) Musicisti che suonano il radiff in maniera identica ai maestri del passato con minime variazioni negli abbellimenti.
L’arte dell’improvvisazione pura deve essere libera e senza una composizione a priori, questa libertà avviene quando il musicista acquisisce a pieno l’insegnamento del maestro e con una grande capacità musicale lo supera.
Darioush Madani