Gina Labriola

Alveare di specchi di Gina Labriola
Fonte.https://ginalabriola.tripod.com
Voglio perdermi
in un alveare di specchi
solitaria ape
di sorriso e pianto
rifranta in uno sciame
d'altre me stessa infinite
a strisce di giorni e di notti
nella spirale d'un ronzio


sciame senza regine sazie
e fertili uxoricide,

suggere assenzio da una spina
per l'amaro miele del ricordo.

Voglio perdermi in un'arcata d'Isfahan
in una stalattite di stucco sfaccettato
tra le facce dipinte di reucci oppiati
fieri dei baffi
e della perla del turbante

perdermi
un grappolo di uri,
i larghi occhi idioti
sotto la riga orizzontale
delle sopracciglie unite:
Shallàh Shirìn Shanàz
Mahvàsh Marjàm Manijèh
Parvìn Iràn Shahìn,
immobili uri del mio inferno.

La mia illusione di realtà

_anelito d'assoluto_
frantumata in mille ali
senza volo
frementi in mille riflessi di aure.

Voglio intrecciare le righe
gialle e nere
dei miei giorni e notti
e spegnermi
nel mio alveare di specchi
sterile del miele e della luce
_mio inutile pensiero!_
soffocare il ronzio di questo inutile dolore
e la gelosia
figgendo il pungiglione
nel grappolo delle pupille opache
del vostro occhio idiota
o implacabili uri del mio inferno

perdermi in un roseto di Cehel Sutoùn
trafitta dall'amore
disseccato in una spina.

(da Alveare di specchi, p.14)