Rira Abbasi

Con la forza di una poesia
Intervista alla poetessa iraniana Rira Abbasi, promotrice del Poets of Peace
fonte.www.peacereporter.net
A Teheran si terrà prossimamente la quinta edizione di Poets of Peace, un'iniziativa aperta a tutti gli artisti che si riconoscono nei valorio universali della pace e del rispetto degli altri. L'iniziativa, patrocinata dall'Unesco, assume un valore ancora più profondo per il fatto di essere organizzata in un Paese come l'Iran sempre più al centro di polemiche con la comunità internazionale. Sull'iniziativa PeaceReporter ha intervistato Rira Abbasi, massima poetessa contemporanea iraniana e anima della manifestazione.


L’iniziativa Poets of Peace nasce del 2002. Che bilancio può trarre dalle precedenti iniziative e cosa si aspetta da questa edizione?

Durante l’ultima edizione della Poesia per la Pace ho raccolto una collezione delle poesie in un libro dal titolo “I Poeti della Pace”, il primo in assoluto di questo tipo in Iran. Prima di pubblicarlo, l’ho portato alla Commissione Nazionale dell’Unesco in Iran. Il libro ha suscitato l’interesse dei responsabili e si è stabilito di tradurre alcune parti e pubblicarle all’estero, anche se hanno cambiato il titolo in “Poesia della Pace”. Dopo un anno, grazie all’opera delle Edizioni Qatreh, sono riuscita a pubblicarlo in Iran e sia il libro che i poeti della pace sono stati accolti calorosamente dal pubblico iraniano. Purtroppo, fino a oggi, l’Unesco non ha mantenuto le proprie promesse. Auspico che un’organizzazione incaricata di portare il messaggio di pace alle altre nazioni dimostri un maggiore impegno a riguardo. Mirando alla diffusione di una cultura di pace, ci siamo dati da fare per organizzare il festival della Poesia della Pace. Grazie all’aiuto di amici giovani e appassionati siamo riusciti a diffondere un appello in cinque lingue (persiano, inglese, italiano, francese e tedesco) e lavoriamo tramite il mondo senza frontiere, internet, sul nostro progetto. Sebbene non abbiamo una libera tribuna, ci siamo trovati davanti al grande interesse mostrato da autori iraniani e stranieri. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i poeti partecipanti nella gara. Abbiamo anche l’intenzione di organizzare, insieme alle altre sette arti, la Biennale della Poesia della Pace. Abbiamo dato il via alla cultura della pace con le mani vuote e privi del sostegno degli enti pubblici e politici e siamo consapevoli del nostro destino. Vogliamo una pace viva e dinamica. E se qualcosa dovesse ostacolare il nostro sentiero, sapremmo che esiste sempre questo sguardo aldilà del linguaggio poetico; se bruciassero le radici di tutti gli ulivi, se tagliassero le ali di tutte le colombe della pace, i miti resterebbero per sempre fedeli all’essere umano. La nostra è la pessima era della confusione umana, perché la pace si è trasformata in un giocattolo per i dittatori e i capitalisti. Oramai sappiamo tutti che la guerra è al servizio di pochi paesi e dei loro mercati di comuni interessi che soddisfano il proprio desiderio attraverso i governi mercenari nei paesi. Oggi assistiamo tutti alle guerre in nome della pace e della libertà. Ma i fautori della guerra pensano solo al commercio durante il periodo della guerra e ai profitti dopo il conflitto, e rendono gli uomini schiavi delle proprie ricostruzioni e delle diverse amministrazioni. E gli uomini afflitti da una estrema povertà, al termine di ogni guerra, giocano sempre il ruolo delle macchine dei governi. Avete mai visto qualcuno voler fondare scuole e ospedali per i civili dopo la guerra? No. Loro incaricano il tempo di guarire i profughi. La discussione è molto lunga. Ma il tempo è forse l’unico rifugio per un’anima ferita? Questo tempo instabile? La poesia, questo appello mai domato degli uomini, un giorno potrà affrontare e resistere alle guerre.


La sua prima raccolta di poesie l’ha scritta quando aveva solo 16 anni. Si aspetta la partecipazione di molti giovani, oppure trova che la gioventù iraniana sia differente da allora, che abbia interessi differenti?

I giovani di oggi mi piacciono più di quelli del mio ieri. Loro rispettano la propria individualità. Sono un po’ distretti al cospetto del nostro passato, danno meno importanza agli ideali dell’umanità. Spero che questa nostra iniziativa e la necessità di divulgare il messaggio di pace possa avvicinarci un po’ di più (naturalmente io rimarrò giovane a qualsiasi età). In passato noi siamo stati oppressi. Lo sono anche i giovani di oggi. Ma la differenza sta nell’accesso alle informazioni e nella velocità del loro trasporto. Loro sono facilmente in grado di condividere le pene degli altri e condividere la loro gioia. In tale contesto le famiglie del mondo oggi non hanno il diritto di tacere nei confronti del destino dei propri prossimi, dovunque si trovino. Oggigiorno gli uomini, lontano dalla razza, dalla religione, dalla lingua, dal sesso e dalla geografia, devono pensare al destino degli altri! Forse è proprio questo avvicinamento tra i popoli che spaventa tanto i governi capitalisti dell’oggi.


l'interno di una moschea a teheranNel suo lavoro si è rivolta spesso ai bambini. Cosa crede che possa dire la poesia ai bambini e crede che il linguaggio poetico possa ottenere di più della retorica degli adulti?


I nostri interlocutori non sono solo bambini. Siamo riusciti forse a guardare i bambini come creature che capiscono, che hanno l’intelletto e che hanno il diritto alla scelta?
I bambini di oggi sono i piccoli schiavi del lavoro, sono i superstiti, i profughi autosufficienti del mondo moderno. Il numero dei bambini martiri è ben più grande dei soldati stregati. Ma si può leggere la poesia sotto i colpi di mortaio? Non inganniamoci, abbiamo una lunga strada di fronte a noi. Ma possiamo accorciarla con la collaborazione e la solidarietà. I bambini hanno le proprie aspettative dai loro antenati. Cosa abbiamo fatto noi per la pace? È facile credere che se rafforziamo un mondo pieno di violenza, i bambini di domani saranno dei veri e propri cannibali. Dobbiamo fare attenzione alle guerre fantasiose dei nostri figli nelle loro camere da letto. La costruzione dei film progettati per la rovina dell’essere umano, ha preso ancora una volta nel proprio mirino le madri e i figli. La frontiera tra il male ed il bene è danneggiata, la bontà è debole, la violenza, invece, forte e potente. Un serio sostegno ai bambini e una riflessione più approfondita su di loro faranno sì che i bambini di domani siano i veri interlocutori delle nostre poesie e non vedo alcuna distanza per non comprendere questa influenza.

L’Iraq, la Palestina, il Libano, l’Afghanistan, la Cecenia e decine di altri conflitti che insanguinano il mondo. Si prova sconforto di fronte alle crude immagini della realtà e al dolore di tante persone. Con che spirito si riesce a organizzare un’iniziativa come questa in un clima così greve? Crede che un segnale di questo genere trovi davvero qualcuno disposto ad ascoltarlo?

Vi siete mai accorti della breve distanza tra le guerre e della nostra assoluta resa dinanzi ai conflitti? Dove si nasconde la reazione dei nostri dolori e delle nostre sofferenze? Abbiamo forse caricato un orologio per svegliare le coscienze addormentate dei nostri figli? Ma quando si sentirà la sveglia? Chi è che avvicina le guerre l’una all’altra? Afghanistan, Iraq, Palestina…e ora anche un Iran minacciato! Taciamo anche questo volta! Silenzio! Silenzio! E permettiamo che scoppia un’altra guerra! I governatori vengono mai uccisi in una guerra? O gente, volete guerra? No! No! Mille volte no alla Guerra. Non dimentichiamo: dimenticare le grandi sofferenze è un dolore ancor più grande. Ma noi abbiamo un’iniziativa migliore. Noi, il popolo del mondo, diciamo: insegnate la pace ai nostri figli. Solo questo! Pensi cosa sarebbe successe se in ogni paese invece di avere le scuole di guerra, le università di guerra, il gabinetto di guerra, il ministro di guerra, i comandanti di guerra e di soldati di guerra, avessimo fatto più attenzione alla pace, insegnando una sola lezione di pace nelle scuole. Allora avremmo avuto l’università di pace, il gabinetto di pace, il ministro di pace, i comandanti di pace ed i soldati di pace e la gente stessa sarebbe stata l’Organizzazione per i Diritti Umani. Perchè questo non è ancora successo?
È vero che la realtà si è allontanata da noi. Ma pur sempre esistono i sogni dei bambini forti e coraggiosi che sentono la nostra voce dal cuore della tenebre. I sogni, nonostante la loro piccola misura, s’innalzeranno e costruiranno un giorno una scuola di pace e realizzeranno i desideri dell’essere umano.

una manifestazione di solidarietà con l'iniziativa dei poeti per la paceChe posto dà una poetessa alla poesia nel mondo contemporaneo? Non le sembra che la società attuale abbia perso la dimensione spirituale a favore di una visione prettamente materialistica della vita?


Il mondo di oggi, il distrutto mondo di oggi! La vita materiale! I nascosti e oppressi valori spirituali! Sì. Abbiamo paura di dire che siamo puri. Abbiamo paura di affermare di essere poeti, umani che resistono di fronte all’ingiustizia e alla violenza. Come dice la poetessa polacca, signora Shimbureska: “Il poeta di oggi è sospettoso e si fida di sé meno che degli altri. Esprime con piena disinvoltura il proprio mestiere, come se ciò fosse una vergogna. Nella nostra caotica era, ammettere le debolezze è più facile di esprimere le virtù. La bontà è sempre più nascosta e nemmeno l’uomo ci crede tanto”.
A volte penso che i guerrafondai conoscano molto bene la poesia. Non è immotivata l’indifferenza alle poesie umane e l’interesse alla poesia di guerra in alcuni paesi! Con quelle poesie loro possono convincere i giovani a fare la Guerra. Durante gli otto anni della guerra Iran-Iraq, queste poesie aumentavano solo il numero dei morti. Io sono convinta che la poesia della pace può fare una rivolta contro i progettisti della Guerra. L’esempio è molto facile. Paragono due elementi ben diversi. L’influenza di un proiettile e quella di una poesia. Un proiettile contro la vita umana, una poesia contro la vita umana. Se gli consideriamo una velocità uguale, vedremo che uno prende la vita e l’altro dona la vita. Un proiettile segna la fine della vita di una persona, ma una bella poesia penetra nell’anima e mantiene fresco e puro un dato periodo della vita umana. Allora attenzione alla penetrazione della poesia della pace appoggiata da sempre dalla giustizia e dalla libertà. Penso che se la vita fosse vuota di questi precetti, allora l’uomo perderebbe per sempre la propria reputazione.

la piazza centrale di teheranE’ molto interessante che una iniziativa come questa parta da un Paese come l’Iran, che in questo momento è al centro di molte polemiche. In che modo una poetessa iraniana racconterebbe il suo Paese al mondo?


Il mondo non guarda con gli stessi occhi fenomeni diversi. A volte noi siamo avvelenati dai nostri giudizi. Io sono inevitabilmente iraniana. Indubbiamente è nato qualcuno come me che non pensa solo al proprio paese e che pensa oltre la sua geografia. Egli non può rimanere indifferente ai diritti persi dell’umanità. Questa persona cerca la pace fuori dai limiti del proprio paese. Conosce il pensiero negativo degli altri paesi verso la sua patria e sa che nessuna tv è un salutare nutrimento. Per lui il Grande Ciro non è solo un iraniano che ha elaborato per la prima volta i diritti umani. Si può dividere la grandezza delle persone grandiose alle grandi dimensioni dell’universo. Con Charlie Chaplin si può ridere, ballare e piangere in tutto il mondo. Insieme a Martin Luter King si può vivere liberi in ogni angolo della terra. E usando il bastone di Gandhi, con un piccolo segno, si può invitare l’intero mondo alla pace. Io vivo in Iran e non trovo alcun sostegno per divulgare il mio pensiero nel mio paese! Ma non mi sentirò mai stanca dai miei sforzi. Io sono fedele a me stessa!

L’Iran ha una storia culturale millenaria. Qual è la condizione degli intellettuali nell’Iran contemporaneo. Quanto e come s’investe nella cultura nel suo Paese?

Iran ha una grande identità con grandi dolori. Un bel paese ricco. Una gente sapiente, laboriosa e stanca. Gli intellettuali che, nonostante tutte le porte chiuse, respirano con il grido. Una cultura mai piegata dinanzi alle varie incursioni. Io chiedo coraggio alla poesia. Se tocca a una folle come me, rimarrò sempre un essere umano trasparente che ha una voce alta.