Fonte.El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione
Vida Bardiyaz è nata a Teheran, in Iran, nel 1959, e vive in Italia da oltre 20 anni. Si è laureata a Genova, in Scienze Politiche, ed ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze Sociali. E' traduttice dall'Italiano al Farsi e dal Farsi all'Italiano. Ha pubblicato su varie riviste traduzioni da poeti e narratori contemporanei iraniani, tra cui Forugh Farrokhzad e Sadegh Hedayat.


Seconda classificata, nel 1995, nel concorso letterario Eks&Tra, promosso dalla casa editrice Fara, è stata inserita nelle antologie Le voci dell'arcobaleno e Parole oltre i confini, dello stesso editore. Ha pubblicato su varie riviste traduzioni da poeti e narratori contemporanei iraniani, tra cui Forugh Farrokhzad e Sadegh Hedayat.

anatomia di un amore

Arrivò l’uomo.
Arrivò nella notte.
Tra la polvere del silenzio sulla bocca
fino alle vette della solitudine.
Quando l’abbraccio si avviluppava in sé
come i molli steli della vite
nel vuoto frettoloso del vento
e il giorno era il gelo della paura
nello scontro della pelle
col destino!
Arrivò qualcuno.
colui che era.
Il luccichio della meta
nel vagare le vie
e tutta la voglia di pulsare
sotto la pelle rosa della vita.
Arrivò l’uomo e il rifugio si espandeva
fino ai vasti confini di un abbraccio
un’immagine desolata
s’incorniciava nel caldo volume di uno sguardo
e le verdi braccia dell’innesto
germogliarono
nei tiepidi
lenti flussi dell’abitudine.
Sotto le palpebre chiuse della notte
l’amore era
il colmo dell’arrivo
nel vuoto dell’attesa!

L’alba soffiava
nelle umide trame della notte.
L’uomo se n’andava
se n’andava con l’alba
col passare cinico del tempo
che fischiettava in un pianto
le note dolorose dell’evoluzione.
La fermezza di una figura
vacillava nel tremore delle lacrime
e il ruotare dell’usuale
sui binari del quotidiano
si fermava:
dall’evento di dualità
dal rapprendersi di un corpo
ai margini dell’estraneità!

L’uomo se andava.
L’uomo se andava e la sua ombra
si estendeva piano piano dalla calda intimità delle lenzuola
fino ad una casa sconosciuta.

L’uomo se n’andò.
Se n’andò nel mattino.
Quando gli oscuri orli dei monti
sorgevano dalla nebbia
e l’orizzonte era rosso d’emozione
per la scoperta di un altro inizio.
Il vuoto dell’attesa si colmava
dei clamori di una lunga giornata di sole
ed io pensavo a qualcuno che un giorno…
era Lui!

a te



dove le mani
si muovono al ritmo di saluto
e i cuori
si raggiungono
nella convergenza dei sensi
il vento
è generoso dei voli notturni
dei semi sconosciuti

ci si rallegra del volto del vicino
sul balcone, ai margini dei gerani
e ci si rattrista delle finestre chiuse.

Dove gli occhi riflettono gli occhi
E gli sguardi
Percorrono le rotte dell’infinito

È il punto d’incontro fra noi
E l’Amore!


evocazione

La distanza era tanta:
dal contorno metallico di un balcone
fino ad un anonimo cortile
sperduto fra molti.
La distanza era tanta
ma alla portata del mio sguardo
ma alla portata del suo sorriso
(illuminato dall’orlo dorato dei capelli)
che si effondeva placido
generoso
inspiegabile.

La distanza è tanta:
dai recessi del passato
ai clamori del presente
ma nell’atto di nominarti
mi ricordo che la chiamavo “Fata”.
Lei non sa che oggi sto pensando a Lei.
E tu
Non saprai che un giorno
Starò pensando a te!