Una poesia di Ahmad Shamloo.
Tratto dal libro.The Garden of Mirrors
Traduzione italiana di Damiano Abeni
Fonte.Internet


Castigo

Qui c’è un labirinto di prigioni
in ogni prigione miriadi di sotterranei
in ogni sotterraneo innumerevoli celle
in ogni cella schiere d’uomini in catene.

Uno di questi uomini
convinto dell’infedeltà della moglie
affondò profonda la daga


Un altro di questi uomini
in cerca disperata di pane per i figli,
fece una carneficina
nella calura infocata del mezzogiorno estivo.


Alcuni di questi uomini
un giorno quieto di pioggia
assalirono l’usuraio.


Altri, nel silenzio del vicolo,
si mossero furtivi sui tetti.
Altri ancora
razziarono denti d’oro da tombe fresche
a mezzanotte.


Ma io, io nessuno ho assassinato
In una notte scura e tempestosa.
Ma io, io mai ho assalito l’usuraio.
Ma io, io non mi sono mosso furtivo sui tetti.


Qui c’è un labirinto di prigioni
in ogni prigione miriadi di sotterranei
in ogni sotterraneo innumerevoli celle
in ogni cella schiere d’uomini in catene.


Ma io, assorto in fantasticherie,
non porgo mai loro orecchio. No,
cerco invece di ascoltare fuori l’eco flebile
della canzone infinita: l’erba del deserto
che spunta, avvizzisce, si secca,
si disperde nei venti.


E io, non fossi un uomo in catene,
un giorno all’alba,
come un ricordo vago quasi sepolto,
lascerei questo luogo freddo, spregevole.

E questo,
questo è il mio delitto.