cucina armena

La cucina d’Armenia
autore Sonya Orfalian
editore: Ponte alle Grazie
Sonya Orfalian, figlia della diaspora armena, è nata cinquant’anni fa in Libia. Artista, scrittrice e traduttrice, ha dedicato una grande parte del suo impegno e della sua ricerca al ricchissimo patrimonio culturale e alle tradizioni antiche della sua gente. Attualmente vive e lavora a Roma.

Saper cucinare è come saper dipingere un quadro o fare una scultura, ma un manuale di ricette bello come un romanzo è un fatto raro. La cucina d’Armenia di Sonya Orfalian è un vero libro di cucina, da tenere sullo scaffale accanto al forno, con le ricette nazionali armene, una cucina buona, semplice, contadina, familiare.
Il genocidio armeno, è il peccato originale del Secolo Breve, il primo di una serie infinita di massacri. Ma è anche il meno conosciuto, il più nascosto e rimosso. A distanza di quasi un secolo, i governi turchi non hanno mai ammesso la colpa, mai chiesto il perdono ai sopravvissuti della diaspora, come invece hanno fatto i curdi. E anche questo negazionisismo è in definitiva fondante di tutti gli altri. L’eco di questo dolore immenso è lo sfondo di questo libro paradossalmente allegro, pieno di amore per la vita e i suoi piaceri.
Scrive Orfalian che alla soglia della cucina le guerre del mondo si fermano. Le invasioni, le razzie, le migrazioni di massa, i frutti dell’odio etnico e religioso, sfumano in una lontana follia. La buona madre di famiglia non odia il nemico, il diverso da sé, ma anzi lo apprezza, lo accoglie, ne imita le usanze. Una brava cuoca, scrive Sonya Orfalian, sarà fiera di ripetere ed elaborare a modo suo un piatto straniero. La cucina italiana, per venire a noi e ai nostri tempi, è la smentita quotidiana più alla xenofobia ideologica, che rifiuta la prospettiva della società multietnica. Perché è da secoli multietnica, miscela formidabile e squisita di culture disparate, dall’araba alla nordeuropea.
Ed è questo che la rende una delle migliori del Pianeta. La cucina armena è in questo piuttosto simile. È poco esotica nei piatti, per noi italiani, perché mescola le nostre stesse tradizioni, il sapere contadino anzitutto, le materie prime tipiche dell’area mediterranea, l’olio, il grano, le melanzane, le spezie, i latticini. In più vi aggiunge le stesse nostre memorie di dominazioni straniere, viavai di migranti e di eserciti.
Un politico italiano e uno armeno forse avranno poco da dirsi, ma una cuoca di Roma e una di Erevan possono scambiarsi, attorno ai fornelli, un mondo intero di esperienze. Come la musica popolare, l’arte della cucina è un linguaggio universale e s’impara di più sui rapporti fra popoli da un convegno di cuochi che da una riunione plenaria dell’Onu.
Il merito ulteriore di La Cucina d’rmenia è d’essere scritto in un bellissimo italiano, elegante, ma senza manierismi. Merito di Sonya Orfalian, come molti italiani acquisiti assai attenta alla lingua, ma anche della curatrice, Idolina Landolfi figlia di Tommaso, uno dei più grandi scrittori del secondo Novecento italiano, scomparsa troppo presto per poter gioire di questo piccolo capolavoro. (C. Maltese)