Babak Jalali

Frontier Blues di Babak Jalali
Gorgan, un piccolo villaggio iraniano al confine con il Turkmenistan. In questa regione arida e quasi desertica vivono quattro uomini, sospesi tra solitudine e attesa. Alam ha ventotto anni, è turco e abita con il padre. Lavora in un allevamento di polli ma passa tutto il tempo libero attaccato al walkman per imparare l’inglese. Ha deciso, infatti, di sposare Ana e di portarla a Baku, capitale dell’Azerbaigian, ed è convinto che lì parlino tutti in inglese.

Anche Hassan ha ventotto anni, e da quando la madre lo ha abbandonato per andare a stare a Parigi vive con uno zio, commerciante di abiti che nessuno acquista. Per compagno Hassan ha soltanto un asino, a cui dà da mangiare giornali vecchi, e la sua attività principale è rubare le targhe delle macchine. Un cantastorie cinquantacinquenne diventa il protagonista di un libro di fotografie. Da quando un pastore in Mercedes verde ha sequestrato sua moglie, trascorre il tempo lamentandosi, sempre accompagnato da una marmaglia di ragazzini.

A Gorgan - città di nascita del regista - capitale della provincia di Golestan (nel nord dell’Iran e a poche centinaia di chilometri da Teheran), una regione dai molti contrasti che presenta pianure aride ma si affaccia sul Mar Caspio, il tempo pare sospeso: Hassan vive con lo zio, proprietario di un negozio di vestiti dai pochi clienti e dall’ancor meno merce da esporre, dopo che la madre lo ha abbandonato per cercare il marito emigrato. Trascorre le sue giornate con un asino suonando a ripetizione con un registratore Tous les garçons et les filles di Françoise Hardy. Il giovane Alam, proveniente dal vicino Turkmenistan, tenta di imparare l’inglese convinto che sia la lingua che tutti parlano a Baku, in Azerbaigian, dove medita di scappare con Ana, la donna che ama. Infine, un castastorie di mezza età, ossessionato dal rapimento di sua moglie, avvenuto trent’anni prima, ad opera di un pastore con una Mercedes verde, diventa protagonista di un libro di fotografie.
In un film in cui i personaggi femminili sono quasi totalmente assenti, ma forti presenze come simboli di un agognato futuro o di un passato da ricostruire, gli uomini sono sospesi nell’attesa di qualcosa che potrebbe accadere presto ma che probabilmente non avverrà. Il regista li ingabbia in pochi ambienti e, spesso, in inquadrature fisse come a tagliare dallo schermo la possibilità di qualsiasi strada da percorrere.
Questo primo lungometraggio di Babak Jalali è un film dallo stile fortemente personale che parla di rimpianto, aspirazione e desiderio con malinconia, disincanto e ironia. Un piccolo gioiello.
Il regista

Babak Jalali è nato nel 1978 nell’Iran del Nord. Vive a Londra dal 1986. Ha conseguito una laurea in studi sui Balcani e l’Est Europa e un Master in Politica all’Università di Londra. Ha conseguito un Master in regia alla London Film School nel 2005. Il film realizzato per la sua tesi Heydar, an Afghan in Tehran è stato presentato a sessanta festival internazionali e ha ricevuto una nomination ai premi BAFTA come miglior cortometraggio nel 2006. E’ stato selezionato e ha partecipato al programma Cannes Film Festival Cinefondation Residence nel 2006-2007 (session 13).
Frontier Blues è il suo primo lungometraggio

La zona dell’Iran del Nord al confine con il Turkmenistan è stata a lungo trascurata dal cinema iraniano.
Si tratta di un’area molto diversificata, con aride pianure, montagne e il Mar Caspio. La popolazione locale si compone di persiani, kazaki e turkmeni.
E’ anche dove sono nato.
Ho sempre trovato che abbia mantenuto la sua specificità. E’ abbastanza diverso rispetto a qualsiasi altro luogo in Iran. E’ sempre stato che le persone si sentissero dimenticate e tagliate fuori dal resto del Paese.
Trovo che sia ancora cosi adesso. Stando lì, pensi che le opportunità siano tantissime. Per la sua posizione di confine e la vicinanza al mare, è stato visto come un potenziale passaggio per l’Europa a Ovest e il resto dell’Asia, a Est.
Ma non è mai stato cosi.
Con Frontier Blues, voglio mostrare questa atmosfera cosi unica e diversa.
Il film mostra frammenti di vita quotidiana delle persone che abitano in questa regione.
I personaggi del mio film sono persone che si trovano in situazioni un po’ assurde. Sia che si tratti del menestrello che è circondato da quattro giovani ragazzi che lo ammirano molto. O Kazem che possiede un negozio di abbigliamento, ma, purtroppo, sembra impossibile trovare un capo di abbigliamento che vada bene ai suoi clienti. Oppure Alam, che è innamorato di una ragazza alla quale non ha mai parlato e lavora in un allevamento di polli dove non c’è davvero molto da fare. O Hassan la cui unica compagnia sono il suo asino e il suo mangianastri.
È stato scritto sulla base di quello che ho visto, quello che ho sentito e ho fatto.
È la frontiera iraniana del Nord.
E’ la storia di desideri, attese, ricordi di uomini disperati e donne assenti.
Il film riguarda l’impossibilità di trovare una soluzione. Ovunque essa sia…

(Babak Jalali)

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