ultimo scritto di Patrizia De Franceschi

Una in Sicilia, una in Sardegna, sono morte due ragazzine, unite da un solo destino, il cancro.
Anni di sofferenze, loro e dei loro familiari, anni di privazioni,
no scuola,
no vacanza,
no gioco.
Solo aghi nelle vene, le terapie dei grandi, dei medici, degli scienziati.
Quanto siamo andati avanti col progresso scientifico, con la chirurgia, con la medicina.


Queste ragazzine sarebbero morte in pochi mesi, invece … sono “durate anni”… sono durate anni … sono durate anni!

Un conto è raccontare di un urlo di sofferenza, un altro è emetterlo.

Muore un maestro, nasce un maestro.
Muore un bambino nasce un bambino.
Muori sereno sul volto, nasci piangendo.
Avvicinarsi alla creazione, allontanarsi dal punto divino.
Cos’è più crudele?
Nascere, vivere, morire?
Oppure è una benedizione?
il grande AMORE DIVINO, che esplode scatenando un tumulto tale da invadere l’infinito cosmo di quell’energia creatrice, così intelligente che dopo millenni si ricrea da sola … IN PROVETTA!

Forse chi ha scatenato il CAOS PRIMORDIALE si aspettava di più.

Sali in macchina,
sull’autobus,
dietro una scrivania,
in catena di montaggio,
in sala operatoria,
presidente,
pezzente,

chiunque tu sia vieni! Scritto sopra la porta

vai?
Dove?
Quo vadis domine?

Come posso io quale essere, mantenere la coesione delle mie membra in questo tormento sociale, in questa bellezza disumana, così elevata e sopraffina da sentirsi come una lama tagliente, così perfetto il suo filo da poter distinguere il bianco dal nero, avendo occhi per poter vedere!

Creato, creatore,
Portatore di vita e di morte,
100.000 miliardi di cellule ci compongono,
50 milioni di riproduzioni cellulari al minuto.

UOMO

Guardo il sole, scotta, carne e pane puoi cuocere senza fuoco.

In mezzo al deserto mille e mille miliardi di piccoli granelli di sabbia,
estinguersi,
diventare polvere,
duna spostata dal vento,

scorre la sabbia bianca o rossa fra le dita,

e passano con essa anime e corpi di millenaria esistenza.

Tutta la nostra esistenza racchiusa in un pugno.

Si apre la mano e il vento ti mischia ad altre esistenze.

Tu Achille, tu Ettore,
tu Osiride, tu Seth,
tu Caino, tu Abele,
tu Adamo,
tu Unità,
tu Uno.

Tu che arresti il cuore,
e che fai pulsare le anime,
tu che sei nei ricordi,
tu che sei nel divenire.

Poi tutto come un soffio … s’allontana.

La terra si riammanta di fiori e frutti, il sole resta testimone di rabbie sociali e di emozioni spirituali, tutto sommato il contesto umano attraversa le stagioni, e perché no, i valori sono come l’albero, coi rami protesi verso il cielo, le radici ben piantate nella terra e … non gode mai della sua ombra.

Forse una traccia, per raggiungere l’altrove.