I ragazzi di Teheran di Antonello Sacchetti
Infinito edizioni con prefazione di Siavush Randjbar-Daemi
Antonello Sacchetti è nato a Roma il 14 giugno 1971. Giornalista pubblicista, è fondatore e direttore responsabile della rivista telematica "Il cassetto-L'informazione che rimane". In passato ha lavorato per le sezioni italiane di Amnesty International e Save the Children Italia e come redattore in diverse testate.
fonte.Internet


IL LIBRO - Chador e tagli punk, feste clandestine e preghiere del venerdì, musica rock e misticismo religioso, poesia sufi e blog su Internet, disoccupazione e voglia di fuggire all'estero. Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni e non ha partecipato alla rivoluzione che ha dato origine alla Repubblica islamica.
È una generazione nata durante la guerra contro l'Iraq e cresciuta in un contesto economico e sociale difficile. Orgogliosi della loro identità culturale e religiosa, ma insofferenti nei confronti degli ayatollah, saranno proprio i giovani iraniani a decidere il destino di una nazione, giunta a un punto di non ritorno. Il ritratto di un Paese unico attraverso le voci dei ragazzi di una gioventù bella e vivace.
DAL TESTO - "L'Iran non è un Paese arabo. "Siamo persiani, ariani indoeuropei!", non perdono occasione di ricordare gli iraniani. La storia e la società dell'Iran non sono paragonabili a quelle dei Paesi arabi del Medio Oriente. In Egitto, per fare un esempio, l'Islam ha fatto tabula rasa di una storia millenaria. Il tempo dei Faraoni vive soltanto nei musei e nei siti archeologici. In Iran, invece, l'era preislamica ha lasciato un'eredità molto presente. Basti pensare che ancora oggi la festa più importante è il 'No Ruz', il capodanno zoroastriano che si celebra il 21 marzo. Come ha scritto Zarmandili, nell'VIII secolo gli iraniani, invasi dagli arabi, "iranizzano il loro Islam e adottano lo sciismo anziché la tradizione dell'ortodossia sunnita degli arabi, per restare indipendenti rispetto al califfato di Baghdad"".