il rito della danza orientale
saggio e intervista di Patrizia DeFranceschi
Il rito della danza in epoca remota rappresentava simbolicamente la fertilità della natura e, ovviamente, della fertilità umana; il seme, così come il germoglio, subiscono la stessa legge naturale, mentre la potenza della magia assicura la caduta della pioggia e l’alternanza del sole con la luna.


Ecco perché le antiche danze erano collegate agli astri, ai pianeti, alle stagioni.
La danza egizia si sviluppò 5.000 anni or sono, protesa ad esaltare le lodi della dea ISIDE, simboleggia la luna, l’umidità, la maternità.
Ecco che la donna, protagonista assoluta della natura, simulava con l’ondeggiare dei fianchi e il sussultare del ventre la maternità; in quell’antica società matriarcale la donna era considerata la divinità in terra, proprio per la sua capacità di procreare.
La spiritualità emerge in una danza coinvolgente, il movimento del corpo, ritenuto sacro, diffonde un effetto benefico sia per il fisico che per la mente; la danzatrice, sceglie i colori del proprio abito secondo il rito che andrà a compiere, dal rosso carico di energia, alla purezza del bianco, ma è con l’argento, colore della dea ISIDE-LUNA che arriva all’apice del mistero.
Mentre la musica dell’alaude vibrava fra le corde e il flauto cantava le sue melodie, saliva il ritmo da debole a incessante delle percussioni, la ballerina ruotava fra le vesti di lunga stoffa pregiata e sottile come organza, emanando sensualità nel risveglio vitale della donna.
Durante questo rito, il seno della donna, forma una circolarità che simboleggia l’amore sublime, quasi come un suggello, una fede nuziale, questo movimento viene espresso proprio nella parte superiore del torace della donna in quanto contiene il cuore e lo protegge.
“…o tu anima divina e misteriosa che ti celi dietro un velo ..” interpretando queste parole tratte dal Libro dei Morti, la tradizione egizia accompagna la danza con l’uso del velo; la sua trasparenza e leggerezza rappresenta simbolicamente la linea che unisce lo spirito alla materia, al primo velo se ne aggiunge un altro e un altro ancora, sino ad arrivare a nove.
La danzatrice è in effetti una sacerdotessa che tramite un’iniziazione cammina lungo il percorso delle divinità. Arriverà ad avere NOVE VELI, la più alta carica. Il nove, “l’ennade”, rappresenta RA il dio sole, SHU e TEFNU dei dell’aria e dell’umidità, GEB e NUT dei della terra e del cielo e dei loro quattro figli: OSIRIS, ISIS, SETH E NEPHTYS. Questi fratelli e sorelle lottano perennemente fra la luce e le tenebre, per mantenere l’equilibrio fra il bene e il male, fra il divino e l’umano, scongiurando la morte attraverso la continuità di una vita dell’oltre fatta di agi e benessere.
E’ proprio con l’ennade che la società egizia basa la propria tradizione, questa tradizione era sostenuta da riti religiosi tutti accompagnati dalla danza, persino il Faraone danzava.
Anche più popolarmente nelle ricorrenze, nelle feste, nei matrimoni, nel ringraziamento dei contadini per il buon raccolto.
Col passare dei secoli la faraonica società egizia decade, così la danza da forma religiosa si trasformò in forma di intrattenimento.
Purtroppo in epoca più recente, con le colonizzazioni, quest’arte viene strumentalizzata quale passatempo per ricchi occidentali, ecco il perché del suo nome francese Dance du Ventre o inglese Belly Dance, nell’800 infatti fu realizzato Al Cairo, il Casinò Opera dove le coreografie venivano gustate da un pubblico semplicemente curioso e voglioso.
In lingua araba significa Danza dell’Est – Raqs Sharqui ed è con questo termine moderno che ancora oggi vive questa danza, le donne egiziane e medio-orientali, anche senza essere ballerine professioniste, esprimono la conoscenza del loro corpo manifestando una profonda armonia con il suono.
Gaylan Abd el Hamid, in arte Giulia, è una donna, è egiziana, ma soprattutto è un’insegnante di danza orientale, l’avvicino alla fine di una lezione per farle alcune domande, ha dei grandi occhi sorridenti e delle movenze armoniose, delicate …
D-Ciao Giulia ti rubo qualche minuto, ci sono molte signore qui stasera e neppure molto giovani, tutte principianti ho visto.
R-Si, questa danza è aperta a tutte le donne e a tutte le età, sono movimenti morbidi che aiutano a conoscere il proprio corpo e ad addolcirsi.
D- cosa ti ha spinto ad insegnare
R-amo questa danza, anzi, in alcuni momenti difficili della mia vita mi ha aiutata a superare delle difficoltà donandomi armonia.
D- oltre alla scuola ho saputo che con “giuliadance” fate saggi, serate, spettacoli.
R- E' vero bisogna dare la possibilità alle allieve di potersi confrontare, di superare la timidezza e potersi esibire davanti al pubblico. Stiamo preparando un grande evento, uno spettacolo che si terrà al Teatro Fontana il 29 maggio. Il tema dell'esibizione riguarda il matrimonio, inteso come forma d'amore e di grazia.
D- quando iniziano i tuoi corsi e quanto durano , soprattutto dove si tengono
R- In varie scuole a Milano e hinterland, sono aperti a tutte le età e tutto l'anno, se siete curiosi di volerne saperne di più visitate il sito www.giuliadance.com
D-Con quale espressione, proprio tua, definiresti questa danza.
R- Non so, credimi mi sento di volare, il mio spirito diventa libero, felice, ed è a questo punto che riesco a tramettere alle mie allieve la dolce e la sensualità di questa danza, a me stessa basta ricevere il dono di queste sensazioni.
Ora devo scappare la lezione mi aspetta.
Purtroppo Giulia è corsa via, inizia una nuova lezione, avrei voluto chiederle molto di più, ma che dire .. resto qua .. il pensiero veleggia fra le dune ventose del deserto mentre osservo le allieve ballare, fuori un’uggiosa serata milanese.