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Per la prima volta in Italia il Teatro Iraniano delle Marionette raccontera le storie di Rostam e Sohrab del poema epico Shahnamé di Ferdowsi scritto intorno all'anno mille. Le musiche sono del compositore armeno Loris Tjeknavorian, nato a Teheran ma vissuto in Armenia dove diresse per decenni l'Orchestra Filarnomica Armena.



"Le marionette sono realizzate con la collaborazione di Werner e Christine Heirzer, maestri costruttori del Teatro delle Marionette Schoss Schonbrunn, su disegni iraniani e preziose stoffe iraniane"... di Seta Martayan


Rostam e Sohrab tratto dal Libro dei Re di Hakim Abolqasem Ferdowsi

martedì 30 settembre 2008 ore 21.00, mercoledì 1 ottobre 2008 ore 21.00

Sono almeno diciotto le storie del Shahnamé, il poema epico di Ferdowsi scritto intorno all’anno Mille, usate dagli artisti iraniani nelle loro opere di narrazione e recitazione.
La novità di Tjeknavorian è stata quella di realizzare un’opera musicale, una forma artistica occidentale, usando un testo classico della nostra cultura, unendo così la nostra alla tradizione occidentale.
Ho voluto rappresentare l’opera avvalendomi delle mie marionette per poterla riproporre con più facilità e più frequentemente così da diffondere nel mondo la nostra cultura e il nostro Teatro delle Marionette. Per lo spettacolo Rostam e Sohrab mi sono avvalso della collaborazione di Werner e Christine Heirzermaestri costruttori del Teatro delle Marionette Schoss Schönbrunn di Vienna, che le hanno realizzate su disegni iraniani e con preziose stoffe iraniane. Le musiche dello spettacolo sono eseguite da musicisti iraniani fuorisciti dall’Iran, i più bravi si sono insediati in Armenia, ed è proprio a loro che mi sono rivolto per l’esecuzione musicale dell’opera.
Sono più di quarant’anni che mi muovo nel campo della tradizione iraniana del Teatro delle Marionette; credo che la mia tecnica sia un’evoluzione del nostro Teatro di Figura, una vivificazione della tradizione iraniana.
Ho vissuto diversi anni a Roma dove mi sono diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.
In quel periodo ho frequentato molto i teatri romani, il Quirino e ovviamente l’Argentina.
Mi emoziona il pensiero che il 30 settembre le luci si accenderanno sul mio Rostam e Soharb, in quel palcoscenico che per anni mi ha fatto sognare.

Behrouz Gharibpour



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Behrouz Gharibpour

Nato nel 1950 a Sananadaj-Kurdestan, provincia iraniana, Behrouz Gharibpour ha compiuto un lungo lavoro di ricerca sul teatro di figura iraniano.
Ha iniziato corsi di teatro all’Università di Teheran nel 1970 conseguendo la laurea e una borsa di studio per gli USA, borsa di cui non ha mai usufruito per ragioni politiche.
Negli anni ’70 ha lavorato con il regista Cecoslovacco
Oskar Batek nel teatro di marionette e dal ’77 al ’79 ha studiato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Rientrato in patria dopo la rivoluzione komeinista, è stato molto attivo nel rilancio della cultura teatrale, fondando diversi centri di teatro di figura e creando a Teheran il più grande Centro Culturale iraniano. È anche apprezzato regista di cinema, documentari, film e TV ed è attualmente direttore dell’Iranian Artists’Forum (IAF).


Aran Group of Marionette Theatre Rostam e Sohrab

Musiche ,Loris Tjeknavorian
adattamento e regia, Behrouz Gharibpour
scenografia, designer luci designer marionette,Behrouz Gharibpour
aiuto regia,
Maryam Eghbali Namin
Ali Pakdast
Hengameh Sazesh
marionettisti
Ghazal Eskandarnejad
Ali Aboolkheirian
Mohsen Imankhani
Afsaneh Zamani
Marjan Shahvarani
Salma Mohseni Ardehali
Mona Kiyanifar
Banafsheh Samadi
Homayoun Salahi
Camellia Noohi
Fatemeh Amirkhosrow
Farzaneh Agheli
Marzieh Sarmashghi
Negar Mirfakhraei
Ghazaleh Moradiyan
Somayeh Naderi
Mahdieh Akhavannik
Artemiz Niazi
orouz Hashemi Zadeh
Payman Shariaty
tecnico luci,Amir Mohammadi
un progetto di ,Rubino-Keros

Rostam e Sohrab narra le vicende della morte del giovane Sohrab per mano del padre Rostam,
il più grande eroe dell’Iran.
Tratto dallo Shahnamé o Libro dei Re, Rostam e Sohrab è opera di Hakim Abolqasem Ferdowsi,
il più grande poeta persiano del 900. La storia è ambientata nello sfarzo delle opulente corti orientali, tra gioielli meravigliosi e campi di battaglia, con donne bellissime e uomini invincibili.
Dopo una battuta di caccia nei territori di frontiera confinanti con il Turan, Rostam siaddormenta e quando si risveglia non trova più il proprio cavallo.
Si avventura a piedi per strade sconosciute e arriva nella città di Semengan, dove promette
minacce a tutti gli abitanti qualora non gli venga restituito il suo destriero. Allora il re lo riceve e ascolta la sua storia promettendogli di intervenire per ritrovare il cavallo e gli offre l’ospitalità che si addice a un eroe come Rostam.
Durante il soggiorno a corte, Rostam si innamora di Tehmineh, l’unica figlia del re. Chiede la sua mano e la sposa in quegli stessi giorni. Subito dopo le nozze, costretto a partire, dona un prezioso gioiello di onice alla sua sposa, con la promessa che, se un giorno nascerà un figlio, questi dovrà sempre portalo al braccio.
Dall’unione fra Rostam e Tehmineh nasce Sohrab che già dall’adolescenza dimostra di essere un valoroso guerriero. La madre si fa promettere che non dovrà rivelare a nessuno il nome del proprio padre, perché i tiranni della regione del Turan, nemici acerrimi di Rostam, potrebbero uccidere anche lui e sua madre ne morirebbe di dolore.
Sohrab, in sella al suo bellissimo cavallo, decide di combattere gli avversari del padre, di conquistare la gloria e raggiungere Rostam. Ma i suoi nemici hanno ordito una congiura contro di lui. Con uno stratagemma portano a combattere, a loro insaputa, padre e figlio l’uno contro l’altro.
Sul campo di battaglia, coperti dalle loro armature e quindi irriconoscibili, si affrontano in un
combattimento epico che dura ore. Stremati, ma desiderosi ambedue di prevalere ed aizzati dai congiurati, i due continuano a fronteggiarsi.
Rostam infligge un colpo mortale a Sohrab, che, prima di cadere, dice che suo padre Rostam
vendicherà la sua morte.
Rostam, a queste parole impallidisce, scopre il braccio del suo avversario e vede l’onice che
aveva regalato a Tehmineh prima di ripartire.
Cade nella più totale disperazione per la consapevolezza di aver ucciso il proprio figlio.
Lo prende tra le braccia, lo accarezza e da quel giorno decide di isolarsi come un eremita, da
solo, con il proprio dolore.

Vahè Vartanian