Pavarotti


"Penso che una vita per la musica sia un'esistenza spesa meravigliosamente"

Luciano Pavarotti (Modena 1935-2007)

L'eredità di Luciano Pavaroti verrà suddivisa "il 50% da dividere tra le quattro figlie, il 25% alla moglie e il residuo 25% costituisce la cosiddetta 'disponibile', di cui il testatore poteva fare quello che riteneva". Così il notaio Luciano Buonanno, di Pesaro, risponde al Tg2 alla domanda sul testamento del tenore. Un'anticipazione sul "mistero" intorno al quale le cronache si stanno accanendo fin dalla scomparsa del maestro, lo scorso giovedì 6 settembre a Modena, ma che si scioglierà solo con la pubblicazione dell'atto, redatto il 29 luglio scorso nella villa di Pesaro, dove Pavarotto si trovava prima che le sue condizioni si aggravassero e che fosse trasferito l'8 agosto a Modena.

Una rivelazione che potrebbe non avvenire in tempi brevi, secondo Buonanno, che ha stilato l'atto alla presenza di due testimoni. Tutte "illazioni", dice il notaio, le notizie su presunti lasciti e ripartizioni pubblicate da alcuni quotidiani: "Non so se ci siano stati cambiamenti rispetto ad altri eventuali testamenti precedenti, di cui non conosco né l'esistenza né il contenuto. E comunque potrebbero esserci anche quindici testamenti validi e non incompatibili fra loro".

Silenzio anche sulla possibilità che, nel suo ultimo atto di volontà, il tenore si sia limitato a disciplinare alcune parti minori o lasciti secondari. Si tratta di un testamento pubblico: il contenuto, compresi nomi e firme dei testimonio, potrà essere pubblicato quando uno degli eredi o legatari ne farà richiesta. Per la denuncia di successione c'è tempo fino a un anno, trascorso il quale - in mancanza della pubblicazione - verranno applicate, nell'assegnazione dei beni, le disposizioni del codice civile e non quelle testamentarie.

Buonanno ha inviato due giorni fa l'avviso dell'esistenza dell'atto agli aventi diritto. Ma non crede che gli interessati abbiano fretta: "Il lutto è ancora troppo recente e c'è troppa pressione mediatica. E comunque - osserva - si tratta di persone che hanno i mezzi per andare avanti". Il notaio aveva rapporti di conoscenza e professionali con Pavarotti: anni fa gli aveva chiesto di partecipare a una manifestazione a favore di una onlus pesarese "che, manco a farlo apposta, assiste i malati di cancro. Ma non venne per un impegno all'estero".

In seguito, il notaio si è occupato di altri atti per il tenore (il penultimo fu la vendita di un casolare con terreni a Modena lo scorso giugno) e per la prima moglie, Adua Veroni. Per il testamento, il 29 luglio, una domenica mattina, Buonanno andò nella villa pesarese di Pavarotti, sul colle San Bartolo. Lo trovò a letto, provato dalla malattia, "dimagrito di almeno 30 chili, ma ancora imponente" e soprattutto "lucidissimo, secondo i suoi collaboratori quel giorno era particolarmente vispo". Nicoletta Mantovani era al mare con la figlia, in casa c'erano i custodi cingalesi, un medico e un infermiere.

Il testamento è ora nella cassaforte del notaio. Lì resterà finchè uno degli eredi non chiederà la pubblicazione. Intanto Buonanno sembra simpatizzare con l'appello lanciato dalle tre figlie maggiori di Pavarotti a non speculare su presunte liti in famiglia e patrimoni fantasmagorici: "C'è troppo accanimento su questa storia - commenta il notaio - e sulla figura di un grande artista: già da prima che morisse ho ricevuto pressioni da un imprenditore, intenzionato ad acquistare a tutti i costi la villa di Pesaro". L'uomo sarebbe tornato all'assalto pochi giorni fa. Ma per adesso, niente da fare.


la Repubblica, 12/09/07