Shirin Ebadi

Shirin Ebadi – Nobel Lecture
Traduzione dal persiano in italiano: Pirooz Ebrahimi

Nel nome del Dio della Creazione e della Saggezza
Sua Maestà, Sua Altezza Reale, Onorabili Membri del Comitato Nobel per la Pace, Eccellenze, Signore e Signori!


mi sento estremamente onorata che oggi la mia voce raggiunga le genti del mondo da questa sede distinta. Questo grande onore mi è stato conferito dal Comitato Nobel . Saluto lo spirito di Alfred Nobel e saluto tutti seguaci veri del suo percorso.

Questo anno, il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato ad una donna dell’Iran, un paese musulmano nel Medio Oriente.

Indubbiamente, la mia selezione sarà un'inspirazione alle masse di donne che si sforzano di realizzare i loro diritti, non solo in Iran ma in tutto la regione – i diritti nascono da loro attraverso il percorso nella storia. Questa scelta renderà le donne in Iran, e molto più lontano, sicure di se stesse. Le donne costituiscono la metà della popolazione di ogni paese. Trascurare le donne ed impedire loro la partecipazione attiva alla vita politica, sociale, economica e culturale infatti è come privare la popolazione intera di ogni società di metà delle sua capacità. La cultura patriarcale e la discriminazione contro le donne, particolarmente nei paesi islamici, non può continuare per sempre.

Onorabili membri del Comitato Nobel per la Pace!


Siete consapevoli che l’onore e benedizione di questo premio avrà un impatto positivo e lontano nel tempo sugli sforzi umanitari e sinceri della gente dell’Iran e della regione. La dimensione di questa benedizione abbraccerà ogni individuale libertà d’amare e di ricerca di pace, siano essi donne o uomini.

Ringrazio il Comitato Nobel per la Pace per questo onore che mi è stato conferito e per la benedizione di questo premio per le gente amante della pace del mio paese.

Signore e Signori!

Questo giorno coincide col 55° anniversario dell'adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; una dichiarazione che comincia col riconoscimento della inerente dignità e di diritti uguali ed inalienabili per tutti membri della famiglia umana, come la garanzia di libertà, giustizia e pace. E promette un mondo nel quale gli esseri umani godranno di libertà di espressione ed opinione, e saranno salvaguardati e protetti contro paura e povertà.

Sfortunatamente, il rapporto di questo anno del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unito (UNDP), come negli anni precedenti, esprime la crescita del disastro che distanzia l'umanità dal mondo idealistico degli autori della Dichiarazione Universale di Diritti Umano. Nel 2002, quasi 1.2 miliardi di esseri umani hanno vissuto in dimostrata povertà, guadagnando meno di un dollaro al giorno. Più di 50 paesi hanno perduto tempo in guerra o disastri naturali. L’AIDS ha fino ad ora rivendicato le vite di 22 milione di individui, e ha lasciato 13 milioni di figli orfani.

Allo stesso tempo nei passati due anni, alcuni stati hanno violato i principi universali e leggi dei diritti umano usando gli eventi dell’11 settembre e la guerra al terrorismo internazionale come un pretesto. Mentre nella Risoluzione 57/ 219 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del 18 dicembre 2002 e la Risoluzione 1456 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unita, del 20 gennaio 2003, e le su Risoluzione 2003/ 68 della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, del 25 aprile 2003, dichiara e sottolinea che tutti gli stati devono assicurare che qualsiasi misura presa per combattere il terrorismo deve accondiscendere a tutti i loro obblighi imposti dalla legge, in particolare da quella sui diritti umani internazionali e della legge umanitaria. Comunque, le regolamentazioni che restringono i diritti umani e le libertà di base, i corpi speciali e le corti straordinarie, che rendono il giudizio equo difficile ed a volte impossibile, sono state giustificate e legittimate sotto il mantello della guerra su terrorismo.

Le preoccupazioni dei fautori dei diritti umani aumentano quando essi osservano che è stata contradditta nelle leggi internazionali sui diritti umane non solo dai loro riconosciuti oppositori sotto il pretesto di relatività culturali, ma che questi principi sono violati anche in democrazie Occidentali, in altre parole in quegli stessi paesi che furono fra gli iniziali relatori della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ed è in questa cornice che, per mesi, centinaia di individui che sono stati arrestati nel corso di conflitti militari sono stati imprigionato in Guantanamo, senza il beneficio dei diritti stipulati nella convenzione internazionale di Ginevra, nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nell’Accordo Internazionale delle Nazioni Unite sui Diritti Civili e Politici.

Inoltre, una domanda che milioni di cittadini nella società civile internazionale si sono posti negli ultimi anni, in particolare nei mesi recenti, e che continuano a farsi, è questa: perché accade che alcune decisioni e risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sono vincolanti, mentre alcune altre decisioni del consiglio non hanno nessuna forza vincolante? Perché nei passati 35 anni, decine di risoluzioni dell’ONU riguardanti l'occupazione dei territori Palestinesi da parte dello stato di Israele non sono state prontamente attuate, ma negli ultimi 12 anni, lo stato e la gente dell’Irak, una volta su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza, e la seconda volta, nonostante l’opposizione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sono stati sottoposti ad attacchi, assalti militari, a sanzioni economiche, e, ultimamente, all’occupazione militare?

Signore e Signori, permettetemi di dire qualcosa riguardo al mio paese, regione, cultura e fede.


Sono un’Iraniana. Un discendente di Ciro Il Grande. L'imperatore che ha proclamato all’apice del potere 2500 anni fa, che "… non regnerebbe sulle genti se esse non lo desiderassero. E [lui] ha promesso di non forzare alcuna persona a cambiare la sua religione e fede e ha garantito la libertà per tutti”. La Carta di Ciro Il Grande è uno dei documenti più importanti che dovrebbero essere studiati nella storia dei diritti umano.

Io sono musulmana. Nel Corano il Profeta dell’Islam è stato citato per aver detto: " tu credi nella tua fede ed io nella mia religione." Secondo quello stesso libro divino la missione di tutti profeti è quella di invitare tutti gli esseri umani a sostenere la giustizia. Dall'avvento dell’Islam, anche la civiltà e la cultura Iraniana è stata intrisa ed infusa di umanitarismo, di rispetto per la vita, convinzione e fede negli altri, propagata di tolleranza, e sono state compromesse ed evitate la violenza, lo spargimento di sangue e la guerra. I luminari della letteratura Iraniana, in particolare il nostro letterato Gnostico, Mowlavi, da Hafez, ed Attar a Saadi, Sanaei, Naser Khosrow e Nezami, sono emissari di questa cultura umanitaria. Il loro messaggio si manifesta in questo poema di Saadi:

"I figli di Adamo sono parte l'uno dell'altro essendo stati creati da un' essenza."


"Quando la calamità del tempo affligge un lembo, gli altri lembi non possono rimanere inerti."

Per oltre 100 anni il popolo iraniano sono in continui conflitti fra tradizione e modernità. Ricorrendo a tradizioni antiche, alcuni hanno provato e cercano di vedere il mondo attraverso gli occhi dei loro predecessori e di trattare i problemi e le difficoltà del mondo odierno in virtù dei valori degli anziani. Ma, molti altri, nel rispetto del loro passato storico e culturale e della loro religione e fede, cercano di andare avanti di pari passo con lo sviluppo del mondo e non restare dietro la carovana della civiltà, dello sviluppo e del progresso. Le genti dell’Iran, in particolare negli anni recenti, hanno dimostrato che la profonda partecipazione negli affari pubblici è un loro diritto, e che vogliono essere padroni del loro proprio destino.

Questo conflitto è stato osservato non soltanto in Iran, ma anche in molti altri stati musulmani. Alcuni musulmani, con il pretesto che la democrazia e i diritti umani non sono compatibili con gli insegnamenti Islamici e la struttura tradizionale delle società islamiche, hanno giustificato governi dispotici, e continuano a fare così. Infatti, non è così facile dominare un popolo che è consapevole de propri diritti, usando metodi tradizionali, patriarcali e paternalistici.

L’Islam è una religione il cui primo sermone al Profeta comincia con la parola "Leggi!" Nel Corano è stato giurato nella penna e in quello che scrive. Un tale sermone ed il suo messaggio non possono essere in conflitto con la consapevolezza, la conoscenza, la saggezza, la libertà di opinione ed espressione ed il pluralismo culturale.

Anche la situazione discriminatoria delle donne negli stati islamici, sia nella sfera della legge civile che nel regno della giustizia sociale, politica e culturale, ha le sue radici nella cultura patriarcale e prevalentemente maschilista governato in queste società, non è l’Islam. Questa cultura non tollera libertà e democrazia, poiché non crede agli uguali diritti di uomini e donne, e alla liberazione delle donne dalla dominazione maschile, perché minaccerebbe la posizione storica e tradizionale dei regolatori e guardiani di quella cultura.

Qualcuno deve dire a quelli che hanno avanzato l'idea di uno scontro di civiltà, o ordinato guerra ed interventi militari in questa regione, e hanno sostenuto alla stanchezza sociale, culturale, economica e politica del Sud nel tentativo di giustificare le loro azioni ed opinioni, che se considerano le leggi internazionali sui diritti umani, compreso il diritto delle nazioni a determinare i loro propri destini, come universali, e se credono alla priorità e alla superiorità della democrazia parlamentare rispetto agli altri sistemi politici, allora non possono pensare solo alla loro propria sicurezza e comfort, egoisticamente e sprezzantemente. La ricerca di nuovi mezzi ed idee per permettere, anche ai paesi del Sud, di fruire dei diritti umani e della democrazia, sempre mantenendo l’indipendenza politica ed integrità territoriale dei loro rispettivi paesi, deve essere data con massima priorità alle Nazioni Unite nel rispetto degli sviluppi futuri e delle relazioni internazionali.

La decisione del Comitato del Nobel per la Pace di dare il premio 2003 a me, come la prima Iraniana e la prima donna di un paese musulmano, fa crescere in me e in milioni d’Iraniani e popoli di stati islamici, la speranza che i nostri sforzi,tentativi e lotte per la realizzazione dei diritti umani e il consolidamento della democrazia nei nostri rispettivi paesi, godano dell’appoggio, del sostegno e della solidarietà della società civile internazionale. Questo premio appartiene alla gente dell’Iran. Appartiene alle genti degli stati islamici, e alle genti del Sud per stabilire i diritti umani e la democrazia.

Signore e Signori!

Nell'introduzione al mio discorso, ho ricordato dei diritti umani come garanzia di libertà, giustizia e pace. Se i diritti umani mancano di essere manifestati in leggi codificate o messi in atto dagli stati, allora, come è scritto nel preambolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, gli esseri umani non avranno altra scelta che organizzare una "ribellione contro i la tirannia e l’oppressione." Un essere umano privato di tutta la dignità, un essere umano privato dei diritti umani, un essere umano afferrato dalla fame, un essere umano colpito da carestia, guerra e malattia, un essere umano umiliato e un essere umano depredato, non è in una posizione o in grado di recuperare i diritti che lui o lei ha perso.

Se il 21° secolo desidera liberare se stesso dal ciclo di violenza, atti di terrore e guerra, ed evitare la ripetizione dell'esperienza del 20° secolo - il secolo che ha più danneggiato e dominato l’umanità, non c'è nessun’altra via eccetto capire e mettere in pratica ogni diritto umano per tutta l'umanità, senza tener conto di razza, genere, fede, nazionalità o posizione sociale.

Nella speranza di arrivo di quel giorno.

Con molta gratitudine
Shirin Ebadi