Maryam Fatemi Far

Brandelli di Memoria… di Maryam Fatemi Far

Il freddo piano, piano si stava affievolendo, ma lei continuava a tremare. Le sue gambe a malapena riuscivano a sostenere il peso della sa gracile figura. Mentre il buio, prepotente, ostacolava con tanta tenacia il trionfo della luce, le perpetue onde in attesa del giorno sussurravano il segreto della notte alla brezza mattutina.

Teneva stretta sulle spalle, con una mano, una coperta più vecchia di lei, più pesante, più lunga, toccava abbondantemente terra e lei nel trascinarla dietro di sé cancellava le proprie orme sulla sabbia. nell’altra mano teneva stretta quella di una bambola di pezza, sporca e malridotta. Un piede della bambola toccando terra tracciava sulla sabbia una linea continua accanto alla scia rilasciata dalla coperta. Si fermò un attimo, si voltò e chiese alla bambola di restare in silenzio.
“Ci sta ancora seguendo! Si sta avvicinando troppo.” Agitata si guardò intorno, vide sulla spiaggia, poco distante da sé, una vecchia barca da pescatore rovesciata sulla sabbia. Si nascose là dietro… teneva stretta la mano della bambola e nel mentre con le braccia cingeva le gambe appoggiava la testa sulle ginocchia. Iniziò a dondolarsi… ripeteva continuamente: “Tanto so benissimo che non esisti… ciò che non posso vedere… non può esistere.” Il crepuscolo, timidamente, provava a manifestarsi e sotto la sua schiva luce i lisci e lunghi capelli della bambina si tingevano di biondo.
Il buio tentava inutilmente di soffocare l’alba. All’improvviso sentì il calore di una mano sulla spalla. Alzò timorosamente la testa. Abbagliata dalle prime luci dell’alba, vide la sagoma di un uomo alto con i lunghi capelli mossi. Portava una lunga tunica ed aveva ai piedi modesti sandali da pescatore. Stranamente in un battito di ciglia svanirono tutte le sue paure, sentì un gradevole calore diffondersi dolcemente attraverso la spalla per tutto il corpo. I suoi tratti tesi si ammorbidirono. Per poter vedere meglio i lineamenti dell’uomo, controluce, strinse leggermente gli occhi. Lo sconosciuto, ad agio, si sedette per terra davanti a lei. In quell’istante la bambina vide il cielo nei suoi occhi e lui la notte in quelli di lei.
“Sembri smarrita… impaurita.” Disse lo sconosciuto.“Perché ti stai nascondendo qui al buio? Non vedi che l’alba si avvicina? Non vuoi riscaldarti con il calore del sole?” Continuò.
“Tanti soli ho visto, ma nessuno ha mai avuto il potere di riscaldarmi. Perché questo sole dovrebbe essere diverso?” Rispose la bambina.
Lo sconosciuto le sorrise, allungò la mano verso di lei, le scostò dal viso una capricciosa ciocca di capelli e le disse: “Il sole…hai ragione è quello di sempre, ma forse sei tu a non essere più la stessa persona di una volta.”
La bambina lo osservò attentamente… gli prese le mani e le girò guardando le ferite che portava su entrambi i palmi e gli chiese: “Perché ti hanno fatto del male? Cosa sono queste ferite?” Una silente lacrima scivolo giù lungo il suo viso e finì proprio sulla ferita. Lo sconosciuto chiuse improvvisamente la mano e la riaprì lentamente… la ferita non c’era più.
“Che meraviglia… sei ancora capace di piangere. Di quale ferita parli? Non esiste più… la forza di una lacrima l’ha già cancellata.” Disse lo sconosciuto. Poi… guardò le ginocchia della bambina e continuò: “Perché le tue ginocchia continuano a sanguinare se le tue di ferite sono già cicatrizzate?”
“Sono caduta tante volte e tante volte, come mi avevano insegnato, mi sono rialzata in piedi senza piangere. Adesso ogniqualvolta che le guardo la memoria del dolore mi fa rivivere la ferita come se fosse la prima volta. Sai… non conoscevo il potere delle lacrime.” Rispose la bambina.
“E tutti questi lividi che ti porti addosso? Perché le tue unghie sono così sporche e piene di sangue? Che cos’è questa ferita che porti sulla tua spalla sinistra, vicino al cuore?” Chiese lo sconosciuto con gli occhi lucidi.
“Ho dovuto correre ad occhi chiusi, incurante di quello che mi circondava. Le mie unghie… ho dovuto seppellire le mie bambole, proprio quelle con le quali giocavo da sempre, sai… erano nate con me, dicevano che avevano in testa troppe idee strane. Me le hanno…
Ah… questa ferita vicino al mio cuore… non so cos’è, ma fa tanto male. Certe volte sparisce, ma poi con la memoria riappare, più crudele che mai. Sembra un inganno.”
Lo sconosciuto coprì per un istante con le mani le ginocchia della bambina, versò una lacrima e le baciò la fronte, infine si alzò in piedi. La bambina lo guardò , con dolcezza, e mormorò: “Sì…lo so! Aspettami, mi sto rialzando.” Si alzò in piedi…lasciò cadere giù la coperta e si mise in cammino, accanto allo sconosciuto, verso il mare. “Che strano, non sento più nessun dolore.”
Dopo pochi passi si fermarono. La piccola prese la mano dello sconosciuto ed insieme a lui, davanti al mare, attese il sorgere del sole per poter contemplare, in silenzio, la rinascita del giorno… dal grembo della notte.
Il colore roseo dei primi raggi del sole squarciava, deciso, l’oscurità. L’impudico sole! La sua bionda chioma copriva a malapena la purezza della nudità… del suo essere. Lo sconosciuto indicò la scia di luce sulla superficie dell’acqua. La bambina per far vedere quello spettacolo alla sua bambola la strinse tra le braccia e bisbigliò: “Eccolo! Vedi quel sentiero… è da lì che avrei dovuto iniziare… avrei voluto… avrei potuto…”
Lo sconosciuto le lasciò la mano, le sue labbra ospitarono un lieve sorriso e disse: “Allora fallo! Il passato non esiste più, il domani… è solo una speranza, ma il presente… il presente ti appartiene. ”
La bambina si perse in quella scia dorata che indicava l’infinito, chiuse gli occhi respirando l’alito della vita, le sue ansie si spensero in una lacrima. Si voltò verso lo sconosciuto per condividere con lui la gioia di quell’istante, ma lui non c’era più. Allora si domandò: “Era solo un sogno?” ma poi guardò la sabbia… vide le orme dello sconosciuto accanto alle sue, accolse un sorriso sulle labbra e poi… chiuse gli occhi cercando di comprendere la dolcezza del tenero tatto del vento, sul suo volto.

Oramai il sole era alto nel cielo, la brezza mattutina ancora continuava a diffondere il profumo di esistere… di essere… e basta… niente di più! Sulla spiaggia vicino ad una barca rovesciata, una esile donna, seduta sulla sabbia, contemplava la rinascita del giorno. Sulle sue ginochia, appoggiata a lei, una dolce bambina guardava stupita il volo dei gabbiani.
La donna sussurrò teneramente all’orecchio della bambina: “Non volare mai anzitempo!” ..