Noruz Mobarak

NOROUZ- IL CAPODANNO PERSIANO

NOROUZ, tradotto letteralmente dal Persiano (Farsi) significa il “nuovo giorno”. L’anno inizia, ufficialmente, quando il sole lascia il segno zodiacale dei pesci per entrare in quello dell’ariete, un segno di fuoco che rappresenta l’Equinozio di primavera. Il momento preciso, in cui il sole attraversa l’equatore, viene calcolato secondo il calendario solare dell’Egira, il cui anno zero corrisponde al 26 Settembre dell’anno 622 d.C. (per la cronaca un giovedì), il giorno in cui il profeta Mohammad lasciò la Mecca per rifugiarsi a Medina.



Il calcolo, anticamente svolto dagli astrologi e in tempi più recenti dagli astronomi, è oggi curato annualmente dal centro astrofisico di Tehran. Per onorare questa festa in Iran si svolgono numerose manifestazioni popolari basate su antiche tradizioni.
Quella dell’Haji Firouz si fonda sulla leggenda di un uomo vestito di rosso che camminava per le strade cantando strofe di buon augurio per salutare l’anno nuovo ed informare il popolo dell’arrivo della primavera. La gente in cambio della buona notizia lo compensava dandogli cibo o monete. Tuttora per le strade sia delle città sia dei villaggi iraniani nei giorni precedenti il NOROUZ si vedono gli Haji Firouz con cappelli neri a punta, vesti colorate, visi tinti col carbone, suonare il DUF, una specie di tamburo con sonagli, similmente agli zampognari che animano le festività natalizie.
Lo Chaharshanbé-Suri, importante manifestazione di carattere religioso, consiste nella rievocazione della cerimonia mazdaica del fuoco durante la sera della vigilia.
Si accendono grandi falò e i giovani cercano di spiccare alti salti per superare le fiamme cantando “zardi – e man az to, sorkhi – e to az man”, che sta a significare “il mio giallo a te, il tuo rosso a me”; l’auspicio è che il fuoco assorba le negatività della persona (il giallo è malattia e debolezza) e dia in cambio l’energia e la vitalità (il rosso).
Sempre durante la serata, bambini e ragazzi vanno di casa in casa coperti dalla testa ai piedi con un lenzuolo per non farsi riconoscere, tenendo in mano pentole e cucchiai coi quali fanno rumore per raccogliere dolci, frutta secca e piccoli doni.
Altri invece osservano il Falgush, che è l’usanza di restare nascosti cercando di percepire i discorsi dei passanti e trarne da questi auspici per il futuro.
Uno dei riti più rispettati dalle famiglie persiane si basa sulla simbologia del numero sette (Haft) e della lettera esse (Sin). Su un tavolo o un ripiano è stesa una tovaglia ove sono posti sette oggetti aventi per iniziale la lettera “S”:

Sombol= giacinto ,rappresenta la rinascita della natura
Sib= mela rossa,il primo frutto di Adamo ed Eva
Somagh= spezia,considerata la spezia della vita
Sir = aglio, contro i demoni
Serkeh = aceto, simbolo delle molte trasformazioni nella vita
Sekkeh = monete, la forza e la speranza di prosperità futura
Sabzeh = semi germogliati, la fertilità

Accanto alle “Sette Esse” i musulmani collocano una copia del Corano , gli zoroastriani una copia dell’Avesta , i cristiani la Bibbia e gli ebrei la Torah per invocare la benedizione dell’anno nuovo. Molti aggiungono anche una brocca d’acqua, segno di purezza, un pane quale alimento fondamentale della vita e persino latte fresco, e frutta, una candela, uno specchio e qualche uovo colorato. Quest’ultimo simboleggia la varietà delle razze umane considerate tutte uguali davanti al Creatore.
Quando scocca l’ora del primo giorno del nuovo anno i membri della famiglia si riuniscono intorno al tavolo ove sono stati posti gli Haft Sin e recitano insieme una preghiera abbracciandosi reciprocamente e scambiandosi auguri. Finalmente inizia il pranzo di capodanno, abbondante e ricco come i “Cenoni” occidentali: il piatto tipico è il Sabzipolo mahi, riso con verdure e salmone bianco del Mar Caspio. Poi gli anziani distribuiscono piccoli regali ai famigliari più giovani, secondo le disponibilità economiche da monete d’oro a banconote nuove, usanza invalsa anche fra i proprietari d’aziende e i loro operai. Il periodo del NOROUZ è l’occasione per far visita a parenti e amici, visite alle persone anziane e soprattutto momento adatto per mettere da parte antichi rancori e riappacificarsi fra litiganti. Attualmente il NOROUZ comincia il primo giorno del mese Farvardin, primo della primavera, e si protrae sino al tredicesimo “Sidzah bedar”, quando si esorcizza il malauspicio del numero tredici con una gita fuori città.
In quest’occasione le ragazze in età da marito intrecciano due fili d’erba mentre esprimono il desiderio di poter trascorrere il successivo tredicesimo giorno di NOROUZ in compagnia di uno sposo: “Che passi il tredicesimo! L’anno prossimo, nella casa del marito con un bimbo in braccio”.

BUON 1386